Matteo contro Matteo. Perché questi due si cercano così tanto?
Matteo contro Matteo. Il titolo è fin troppo facile, quasi banale.
Partiamo dall’antefatto, che racconta del prossimo 15 ottobre come la data del confronto tra i due nella Terza Camera, lo studio di Porta a Porta. Uno ha sfidato l’altro, che subito ha accettato.
La domanda, ovvia quasi come il titolo, è: perché è davvero Matteo contro Matteo? Perché questi due si cercano così tanto?
Risposta abbastanza complessa, ma che può partire da un dato di fatto credo abbastanza evidente. Entrambi sono in difficoltà.
(Vai qui per leggere tutte le nostre analisi sulla comunicazione di Matteo Renzi, Vai qui, qui, qui, qui e qui per le analisi su Salvini)
Non tanto per esposizione mediatica – quella, viste le rispettive scelte politiche degli ultimi mesi, è assicurata -, né per criticità nella comunicazione. La difficoltà sta nel recuperare una fetta di elettorato – per il primo Matteo – e nel cercare di indovinare la strada della crescita dei consensi – per l’altro.
Entrambi si sono allontanati dalle dinamiche di governo. Uno dei due ha probabilmente sbagliato un calcolo politico (anche se ora propaganda il tutto come “manovra di Palazzo”). L’altro ha preferito staccarsi dal suo ex partito per fondarne uno personale e decidere la vita e la morte del Conte 2.
Insomma, Matteo contro Matteo è una battaglia tra due capi che vedono nell’altro un po’ di sé. Uno dei due, parlando in Senato, urlava urbi et orbi la necessità di “mandare a casa Salvini”: aveva già scelto il suo avversario. L’altro, anch’egli urbi et orbi, definiva il nuovo governo come “il governo di Renzi”: aveva accettato la sfida.
La genialità del Matteo di Pontida sta nel tenere in mano l’agenda comunicativa e dunque politica. La genialità dell’altro sta nell’andare a infilarsi nell’agenda del primo.
Di quello di Pontida si parla sempre. Ha raggiunto l’obiettivo di fare della politica un universo Salvinicentrico. E allora l’altro Matteo che fa? Dovendo guadagnare terreno per chissà quali astrusi disegni futuri, sceglie di mettersi contro quello che muove le fila.
Dovessero anche fare scena muta per oltre due ore, il Matteo di Firenze raggiungerà comunque un duplice importante obiettivo. Si sarà posto – perché avrà saputo farlo – come il vero antagonista dell’altro, ovvero del maggior partito italiano, quello che dai social raccoglie più odio di tutti.
Si consideri tutto l’eco che avrà questo confronto-scontro.
In molti potrebbero cominciare a vedere Renzi come “l’autentico baluardo contro la deriva delle Destre”.
Il tutto, tagliando e mettendo fuori dai giochi – comunicativi e, quindi, politici – il Partito democratico e soprattutto il suo segretario Zingaretti.
La mossa, però, farà guadagnare punti anche all’altro, quello di Pontida (a meno di una dèbacle clamorosa), che si confermerebbe leader del centrodestra. Inoltre, essere scelto come interlocutore da un ex presidente del Consiglio e uomo carismatico come Renzi, accrescerebbe il suo prestigio agli occhi dell’elettorato.
Insomma, la strategia di entrambi è piuttosto chiara. Riconoscersi a vicenda per acuire il processo di polarizzazione, definire il cast di attori e dettare l’agenda. In cui, ovviamente, essere centrali.
Rendere l’uno l’antagonista dell’altro. Ma restare, ognuno a suo modo, indiscusso protagonista. Un po’ come ai tempi de La ruota della Fortuna.
Leggi qui un approfondimento sul tema da parte di Maria Cristina Antonucci.
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