Trump-Biden, rissa annunciata: ecco perché
Trump-Biden è molto più di un duello televisivo tra Presidente e aspirante tale.
E d’altra parte, era ampiamente prevedibile, considerato che i due non hanno mai nascosto disistima e disprezzo reciproci. Non si vede, dunque, perché avrebbero dovuto farlo a Cleveland.
C’è però altro rispetto a ciò che viene riportato giornalmente dai media, americani e non. Riguarda strategie sotterranee dettate dalle condizioni in cui i due sfidanti sono arrivati all’evento.
Ancora una volta, stella polare sono i sondaggi¹. Alla vigilia dell’appuntamento sul ring, secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politcs, Biden è avanti di 6,8 punti. Ciò implica due cose, che in realtà sono due facce della stessa medaglia: Trump deve attaccare e cercare nuovi pubblici, Biden deve difendersi e consolidare i propri.
Si spiega in questo modo il clima rovente e le 93 interruzioni – praticamente una ogni minuto.
Un andazzo che ha messo in difficoltà anche lo scafato arbitro della serata, il giornalista Chris Wallace, che ha faticato non poco a tenere a bada i toni dello scontro Trump-Biden.
E si spiega così l’ammiccamento di Trump alla parte destra più estrema, seguito da un ammorbidimento dei toni, forse consigliato. Dopo il rifiuto di condannare i suprematisti bianchi, ai microfoni il Presidente ha voluto precisare: “Ho sempre espresso la mia condanna per il suprematismo”.
Si spiega così anche il tono molto istituzionale di Joe Biden, che non affonda i colpi là dove invece ce lo si aspettava. Sulla nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema, sulla questione fiscale sollevata due giorni prima dal NYT, sulla pandemia. Su tutti questi temi, l’ex vice di Obama si è mostrato molto tenero, con ogni probabilità volutamente.
Ha cercato di dare di sè un’idea di istituzionalità, e forse ha sbagliato. Perché visto che Negli Usa la regola è “vale tutto”, è stato portato su altri terreni, a partire dai problemi di droga di suo figlio, ed è risultato poco incisivo.
C’è un ultimo elemento che credo sia stato sottovalutato: il luogo. Cleveland è la capitale dell’Ohio. E l’Ohio è lo Stato che, con i suoi 18 grandi elettori, le ultime elezioni le ha decise tutte. Tenere proprio lì il primo dibattito – considerato il Super Bowl della politica, l’unico davvero dei tre decisivo per spostare voti – potrebbe avere un peso. Quando sceglie in massa come votare, l’Ohio sceglie il Presidente.
¹Qui l’analisi sull’importanza dei sondaggi nella comunicazione politica.
- Qui in vece l’analisi sulla comunicazione di Trump delle ultime settimane.