Gregoretti e impeachment: il deficit comunicativo che li Lega
Gregoretti e impeachment sono due macrotemi al di qua e al di là dell’Atlantico.
Eppure, sembra esserci una sorte di ponte ideale tra le due vicende. Un collegamento transoceanico che mette sullo stesso piano i due argomenti-clou della settimana che va a chiudersi.
Gregoretti e impeachment, cioè, saranno probabilmente dei boomerang per chi li ha proposti o li cavalca.
Il caso della Nave Gregoretti, che vede coinvolto Matteo Salvini ed è riferito al periodo in cui questi era ministro dell’Interno, presenta qualche assonanza con l’impeachment chiesto per Trump. Perché?
Perché entrambi denotano un deficit comunicativo enorme da parte dei rispettivi avversari politici. Da un lato, chi in Italia certamente cavalcherà il destriero offerto dal Tribunale dei ministri. Dall’altra i democratici a stelle e strisce, ingolositi dalla possibilità di disarcionare il miliardario.
C’è però, a nostro avviso, un elemento decisamente sottovalutato. Si chiama opinione pubblica. Sarà pure “un mostro astratto” – per citare Guy de Maupassant e il suo fantastico e attualissimo “Bel Ami” -, ma è un mostro astratto che esprime consenso concreto.
Vi è capitato di vedere il post di Trump, che sembra dettato da un inno al martirio? È nella foto qui sotto: si capisce come colga la palla al balzo per rivolgersi direttamente al popolo. Salvini, proprio per affiancare la sua situazione a quelle del Presidente Usa, lo condivide su tutti i social.
È forse un caso che da quando l’ipotesi impeachment è sul tavolo, “The Donald” ha visto aumentare la propria popolarità? Non lo è affatto. Spiace ripeterci sempre, ma la polarizzazione che caratterizza oggi il dibattito politico è frutto di una teoria che abbiamo ampiamente trattato (qui, qui e qui). La teoria del nemico.
Non ci sarà, né per Salvini, né per Trump, un’occasione migliore di Gregoretti e impeachment per compattare le rispettive truppe contro il nemico. Da noi sono vari – giudici, carolerackete, senatori che voteranno a favore dell’autorizzazione a procedere -, al di là dell’Atlantico sono i democratici.
Infatti, non è passato neanche mezzo minuto dal voto della Camera (quella di Washington) che subito Trump ha cinguettato furente contro i suoi avversari. Lo stesso in Italia, dove Salvini ha, appunto, coinvolto tutti. La sinistra, le carolerackete, i giudici.
La sinistra, appunto. Che senz’altro proverà a non farsi sfuggire l’opportunità di dare un colpo forse ferale al nemico giurato. Ma che, poggiandosi su elementi esterni – oggi è la Gregoretti, poche ore fa erano le Sardine – mostra un vulnus comunicativo enorme.
Non riesce, non sa più comunicare al proprio elettorato. Non resta quindi che l’alternativa, quella di indebolire l’avversario. Al di là e al di qua dell’Oceano.