Sardine, il popolo contro il digitale che comunica in digitale
Sardine in piazza, Sardine in festa, Sardine che non si legano.
Ma soprattutto, Sardine contro la politica fatta in rete e a favore del ritorno alle piazze, al confronto, al dialogo de visu. “Continuare a presentare un’alternativa alla bestia del sovranismo e alle facili promesse del pensiero semplice”.
È questo uno dei punti che viene fuori dall’incontro di ieri a pranzo nello Spintime Labs, palazzo occupato all’Esquilino. Se tanto mi dà tanto, il movimento “apartitico e apolitico” pare stia venendo allo scoperto.
E se la simbologia ha un significato – e ce l’ha eccome -, le Sardine hanno già abbandonato la trasversalità e l’inclusività.
La scelta di un luogo come questo – ricordate la vicenda dell’Elemosiniere di Papa Francesco? – è un nuovo gesto di rottura e di posizionamento. “Siamo da questa parte”. Non che ci volesse grande ingegno a capirlo, ma il movimento che voleva accogliere tutti ha già deciso di escluderne molti.
Il portavoce Mattia Santori, somaticamente Trotatendente ma di testa parecchio più diritto, ha elencato una serie di punti, per la precisione sei. Tutti punti che cominciano con un “pretendiamo” (che di seguito omettiamo), un paradosso per un movimento dai toni finora piuttosto bassi.
- Uno: pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare e non in campagna elettorale permanente.
- Due: chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solo attraverso i canali istituzionali.
- Tre: trasparenza economica e comunicativa dell’uso che la politica fa dei social network.
- Quattro: il mondo dell’informazione traduca questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.
- Cinque: la violenza venga esclusa dai toni della politica e anzi che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica.
- Sei: abrogare il decreto sicurezza di Matteo Salvini.
C’è poi un altro elemento da sottolineare, forse ancora più importante. Partendo da quello che i media si affannano a definire “programma”, ma che evidentemente programma non è se non nell’ultimo punto, non si comprende una cosa.
Le Sardine che scendono in piazza e che riempiono San Giovanni rappresentano di per sé un fatto meritorio se si guarda alla volontà di partecipazione che c’è nel popolo. Una volontà che, evidentemente, i partiti tradizionali non sanno interpretare (come abbiamo scritto qui e qui).
E vero che oggi troppi politici – non soltanto sovranisti – fanno un uso eccessivo e disinvolto della comunicazione, soprattutto dei social.
Ma l’esordio delle Sardine, da questo punto di vista, non è affatto una svolta.
“Se lo vorrete ci rivedremo presto. Basterà accettare ancora una volta l’invito. Basterà uscire dal mondo digitale e decidere chi volete ascoltare”.
Pubblicato su Facebook, su Instagram e su Twitter. Giusto per dire che “uscire dal mondo digitale”, nel 2020, non è possibile per nessuno.
(Foto: pagina Fb “6000 Sardine”)