Comunicazione (è) Politica

Bologna e sardine: social vincenti e partiti spodestati

16/11/2019

Bologna e sardine: social vincenti e partiti spodestati

Bologna e sardine potrebbe essere il titolo di una canzone.

Suonata, magari, dai “suoi orchestrali”, quelli citati da De Gregori. E invece no.

Bologna e sardine è un fatto socio-politico i cui risvolti comunicativi sono stati a mio avviso probabilmente sottovalutati.

Da un lato, l’evento dell’altra sera esalta la potenza di fuoco della rete, dei social in maniera particolare. È attraverso il famoso “tam tam su Facebook” che quattro ragazzi hanno convocato in Piazza Maggiore migliaia di sedicenti resistenti.

Dall’altro lato, lo stesso evento e le stesse modalità con cui esso è stato sostanzialmente creato dal nulla fanno uscire con le ossa rotte i partiti.

Come si evince, i due punti sono strettamente connessi tra loro. La chiamata alle armi via social è riuscita là dove i partiti “resistenti” hanno clamorosamente fallito.

E non può essere considerato casuale che il partito il cui candidato che contende a quello della Lega la presidenza della Regione – partito di governo tanto a Roma quanto a Bologna, incapace di organizzare manifestazioni se non nel chiuso di teatri – si sia immediatamente lanciato alla rincorsa dei “quattro amici del Crescentone”.

Il cui contributo, alla lunga, potrebbe anche risultare determinante.

“Grazie (con un cuore annesso, nda). Noi siamo al servizio della domanda di futuro della bellissima piazza di Bologna, del grande orgoglio di questa meravigliosa città. Lo faremo con determinazione, combattendo casa per casa, in ogni angolo di strada!”. Firmato: Nicola Zingaretti.

Il post su Instagram di Paola Taverna

Ma anche altri hanno provato a intestarsi l’evento. “E vabbé. Chi instilla odio tra la gente se ne farà una ragione. Chi fa l’occhiolino o va a braccetto con i fascisti e i razzisti, questa sera a Bologna ha perso. E di brutto. Ma come dice la nonna di Salvini: male non fare, paura non avere” (twittò Paola Taverna, esponente di quel M5S che senza il Papeete ora con Salvini ci starebbe ancora al governo).

Insomma, il concetto è questo. Zero appeal. Zero capacità di proposta. Ancor minore capacità di coinvolgimento.

Quella peculiarità dei movimenti politici di organizzare non dico una campagna elettorale, ma eventi che, all’interno di quest’ultima, possano fungere da traino. Fare opinione. Muovere le masse.

Ecco, quella capacità ne esce devastata. Umiliata da quattro ragazzi, un social network, Bologna e sardine.

Oppure viene fuori una magistrale lezione di marketing politico: come fare una campagna elettorale a propria insaputa. Fate voi.

  • Qui il pezzo sull’app del Pd: i dem a traino del M5S

    Written by:



    2 comments
    Leave a comment

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *