Zelensky e l’ultima frontiera: la guerra via social
Zelensky è senza dubbio l’uomo più visibile di questa maledetta guerra.
Perché sta venendo fuori così, e così immediatamente? Innanzitutto, è il Presidente dello Stato che ha subito l’invasione, e ciò comporta diversi elementi. Pur sotto assedio, non lascia Kiev neanche dietro consiglio dell’intelligence americana.
I suoi messaggi hanno avuto una eco profondissima, e non soltanto per le ragioni brevemente esposte. In realtà, anche comunicativamente, Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, ufficialmente Zelenskyy, ha saputo essere molto efficace. Una dote che forse gli deriva dal suo passato di attore comico, lasciato nel 2019 per vestire i panni di presidente dopo un’elezione a furor di popolo (73%).
In una situazione che, però, di comico non ha ovviamente nulla, Zelensky riesce a essere voce credibile e autorevole dentro e fuori il suo Paese e a tratteggiare i contorni di un personaggio che forse in pochi si aspettavano. Sta praticamente scrivendo un manuale della comunicazione social in tempo di guerra. Poggia su numeri molto elevati: 500mila iscritti al canale Telegram, 11 milioni su Instagram, 1,7 su Facebook, 2,5 su Twitter e 55 milioni al canale Youtube della Presidenza ucraina.
I cardini della sua azione comunicativa sono essenzialmente quattro.
1. L’IMMAGINE.
La sua volontà di mostrarsi per le vie di Kiev ha avuto un impatto non di poco conto. Voci incontrollate – presumibilmente da Mosca – lo davano in fuga chissà dove. Con qualche breve video, invece, ha saputo tacitarle. É l’importanza del corpo del leader, della visione fisica dell’uomo, che assume una funzione mediale tutt’altro che secondaria. Specie quando si tratta di dare nuovo morale alle truppe e alla popolazione che deve resistere.
É un elemento fondamentale nel rapporto leader-seguaci. Emblematico il caso di Saddam Hussein, che pur di dare la percezione di non avere timore, mandava in giro dei suoi sosia. Molti, in passato, hanno nascosto di avere dei problemi di salute, proprio per non intaccare questa relazione (si pensi a Hillary Clinton).
Il caso di Zelensky è il caso classico di un leader che mette in scena ciò che prima era compresso nelle viscere del retroscena. L’eroe politico “scende” al livello del suo popolo, ma è proprio questo che gli conferisce l’aura di leader. Un leader che fa del coraggio, dell’attaccamento alla sua Patria e finanche dello sprezzo del pericolo i valori fondanti della propria azione.
A un presidente-soldato si contrappone un Vladimir Putin che si mostra solo nelle sfarzose sale del Cremlino. Davanti a lui, consiglieri che non osano fiatare quando, in diretta televisiva, chiede loro se la strategia sul dossier Ucraina sia giusta o meno.
2. I SOCIAL.
Assai abile nell’utilizzo dei social, Zelensky mostra particolare padronanza della piattaforma di Twitter. É lì che pubblica i video dalle strade di Kiev. Sa bene che tutto il mondo si informa ormai attraverso i cinguettii, e difatti la sua pagina è quasi un bollettino di tutta la sua attività.
Com’è normale che sia in casi come questo, l’utilizzo della piattaforma non si connota né come forma di rappresentanza né come forma di partecipazione. Ha lo scopo di informare i cittadini, di motivarli e di spingerli a resistere all’invasore. La sua figura è al centro dell’occhio di bue, tanto che i suoi follower sono schizzati a due milioni e mezzo da alcune centinaia di migliaia.
3. IL LINGUAGGIO.
Frasi brevi, secche, quasi slogan. “Non ho bisogno di un passaggio, ho bisogno di munizioni per i carriarmati”. “Sono l’obiettivo numero uno, la mia famiglia è l’obiettivo numero due”. “Potrebbe essere l’ultima volta che mi vedete vivo”. Frasi che entrano in un cinguettio, ottime come significato e come comunicatività.
Come scrive Repubblica, è un “cocktail perfetto di sfida e di dramma, di informazioni e di retorica, di messaggi politici diretti ai politici, e di messaggi umani diretti al suo popolo e ai popoli che lo osservano dal resto del mondo”.
4. L’ABBIGLIAMENTO.
Si tratta di un elemento tutt’altro che secondario. In questi video twittati dalle strade di Kiev, Zelensky veste non di blu, non di nero, non di altro. Veste maglie e maglioni verde militare, in qualche caso addirittura una mimetica.
“Sono un soldato, e voi dovete essere come me”: sembra questo il messaggio che vuole mandare. Le sue immagini così abbigliato diventano (involontariamente) quasi delle photo opp, scatti a uso e consumo del suo target, cioè del suo popolo.
Bando all’istituzionalità dell’abito e della cravatta, ecco il colore delle divise. In un momento in cui, oltretutto, da Putin arriva l’invito all’Esercito di rovesciare il governo, Zelensky fa capire che l’Esercito stesso ha la vicinanza del suo Presidente.
Insomma, sul campo non sappiamo come andrà (ma una speranza ce l’abbiamo). Sul lato comunicazione, invece, l’ex comico sta tramortendo il presidentissimo che cavalca e ammansisce gli orsi.
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