Europeismo Vs sovranismo: Conte e lo schema semiotico
Europeismo Vs sovranismo, le due categorie su cui il presidente ha basato il proprio discorso in Senato.
Il suo intervento può essere visto come uno strumento di polarizzazione. Dell’opinione pubblica in generale ma, nel caso di specie, della platea a cui si rivolgeva, i senatori. Il presidente del Consiglio ha parlato come parlava Berlusconi. Di qua io, di là i comunisti. O come parlava il M5S. Di qua noi, di là la Casta.
Poggiando sulla moral suasion derivante dalla sua posizione di prestigio, ha diviso il campo in due fazioni. Ciò porta il ricevente del messaggio a elaborare un processo mentale di aut aut. O voto pro, o addio Europa e benvenuti ai sovranisti.
É quelle che Umberto Eco definisce “enciclopedie”. Il patrimonio di conoscenze e credenze condivise dalla società e dalla cultura in cui il testo è immerso in un preciso momento storico.
Quella che poggia sulla lotta europeismo Vs sovranismo è una strategia vista spesso e volentieri in passato.
É la strategia del nemico esterno, molto diffusa in comunicazione politica (qui). Serve a orientare, a indirizzare il sentimento dell’opinione pubblica verso un soggetto terzo individuato come l’ostacolo al perseguimento di un obiettivo. Va da sé che una strategia del genere contribuisca fortemente a polarizzare il dibattito su un tema.
A tal proposito, torna utile la schematizzazione che tempo fa abbiamo fatto della comunicazione di Salvini (qui).
Europeismo Vs sovranismo vuol dire eroe Vs antieroe. L’obiettivo non è il cambiamento ma il mantenimento dello status quo. L’aiutante magico non è il popolo ma i “responsabili”, i “costruttori”, cioè i senatori che devono votare la fiducia al governo.
Anche nel caso di Conte, dunque, si legge la stessa costruzione del discorso che abbiamo riscontrato nel leader della Lega, quella mutuata dalla semiotica del racconto. In questo caso, però, la si legge rovesciata.