Renzi e il governo, la leadership dell’ex rottamatore
Renzi e il governo, è finita come sappiamo.
É interessante, a bocce ferme e mente fredda, approfondire il modo in cui il senatore di Italia Viva ha esercitato la sua leadership.
Possiamo partire da un presupposto, che è un po’ una definizione. “Il leader è colui che aiuta un gruppo di persone a formulare e conseguire obiettivi condivisi”¹. Li aiuta guidandoli. Ed è quello che Renzi sta facendo col suo partito.
Ha motivato e mobilitato i seguaci (lo ha fatto già nel momento in cui ha scelto la strada della scissione dal Pd) in funzione di un obiettivo da raggiungere. Ha costruito relazioni con essi, e questi ne hanno riconosciuto il ruolo di guida. Una simile situazione si è verificata dentro Fratelli d’Italia con la Meloni (leggi qui).
Le caratteristiche personali di una leadership politica sono tre:
- intelligenza;
- volontà e coraggio;
- capacità di “vendere” la decisione.
Nella disputa tra Renzi e il governo Conte, o meglio, nella disputa con Conte, i seguaci riconoscono al leader tutt’e tre le caratteristiche.
Ma, prim’ancora, lo riconoscono quale leader carismatico, tra i tre tipi individuati da Weber (gli altri sono quello legale e quello tradizionale).
La prima caratteristica è obbligatoria per dare inizio all’analisi dei problemi e all’elaborazione delle soluzioni.Renzi ha puntato sul Recovery Plan, sulla delega dell’Intelligence, sullo svuotamento delle prerogative parlamentari, sulla “comunicazione da reality show”, sulla “necessità di rispettare le liturgie della democrazia”.
La seconda è indispensabile per porre fine alla fase precedente. A un certo momento, cioè, bisogna trovare la volontà e il coraggio di passare all’azione. Forse, Renzi politicamente ha fatto male i conti. Ma non si può dire che non abbia mostrato queste due caratteristiche.
La capacità di “vendere” la decisione è la capacità di comunicarla. Di far passare il messaggio. Fino al giorno precedente la votazione al Senato, Renzi ha adottato la strategia dell’onnipresenza mediatica. Trenta interviste alla stampa, quindici in tv e quattro alla radio. Un presidio permanente, per tentare di spiegare le proprie ragioni, affiancato dalle uscite mediatiche dei maggiorenti del partito. Teresa Bellanova, Elena Bonetti, Maria Elena Boschi, Ettore Rosato e Davide Faraone hanno messo insieme circa settanta uscite sui media.
Tuttavia, il leader carismatico potrebbe avere un problema. Avendo bisogno di conferme, potrebbe non essere più riconosciuto tale dai suoi seguaci.
¹J. NYE, Leadership e potere. Hard, soft, smart power, Editori Laterza, 2009.