Berlusconi e il digitale, tra distanza e sorpresa
Berlusconi e il digitale sembrano due rette parallele. E invece sono due linee che hanno incrociato i propri percorsi.
É vero che la comunicazione di B ha sempre avuto la sua anima digitale, seppure lui abbia sempre preferito quella tradizionale di tv e giornali. Ma sono essenzialmente due i momenti in cui il Cav diventa davvero un creatore di contenuti online.
Il primo coinvolge tutti, e si presenta durante la pandemia. Il secondo, invece, arriva durante la campagna elettorale delle ultime elezioni politiche¹.
Da marzo 2020 in poi, Berlusconi “sceglie di occupare un ruolo definito: quello di player responsabile di una coalizione che non è sbagliato definire di Destra-Centro”.
In quel periodo, come ho provato a raccontare nel mio “Virus, comunicazione e politica” (qui), l’unione tra Berlusconi e il digitale si esplica soprattutto nell’utilizzo di card e di video.
L’utilizzo di questi ultimi, in particolare, è piuttosto inusuale. Sulle diverse piattaforme, le pagine di Berlusconi ospitano esclusivamente clip di tg Mediaset. Il tutto sulla base di quello che ho definito “‘schema a filiera’, un ‘super-gioco di specchi’”. In pratica, uno dei tg del suo Gruppo lo intervista. Il video viene prima mandato in onda e successivamente pubblicato sulle sue pagine. Una filiera cortissima che però consente il presidio della tv e della Rete. Oltre che dei quotidiani, che naturalmente riprendono e pubblicano le sue parole.
Il contrario accade poche volte. La preferenza, infatti, è per i video piuttosto che per gli articoli di giornale, di cui si dà notizia pubblicando le clip dei tg Mediaset che ne parlano.
Il secondo momento in cui Berlusconi e il digitale incrociano le proprie strade è, come detto, durante l’ultima campagna elettorale per le politiche. Il Cavaliere, non venendo meno alla sua fama di innovatore, compie un capolavoro autentico e inaspettato dal punto di vista comunicativo. Sbarca addirittura su TikTok e comincia a pubblicare video senza il timore di essere fuori contesto. Il target di questa piattaforma è molto giovanile, e in effetti stile e linguaggio non coincidono.
Eppure riesce a esordire con un video che ancora oggi, con 10,3 milioni di visualizzazioni, è tra i primi tre più visti tra quelli pubblicati dai politici. Non solo. Proprio per la apparente – e forse reale – inconciliabilità tra mittente, piattaforma e ricevente, riesce a creare quell’effetto di latenza che avevamo visto solo il 26 gennaio 1994²: la berlusconizzazione dell’agenda politico-comunicativa.
Dopo quel debutto, tutti i media parlano di lui e della sua capacità di confermarsi, come sempre, un innovatore della comunicazione.
¹Leggi qui i miei giudizi semiseri sulla campagna elettorale.
²Leggi qui la mia analisi sul discorso della discesa in campo.
Tra i tanti articoli pubblicati in questi giorni sulla comunicazione di B, mi piace segnalare questo di Luigi Di Gregorio su Gli Stati Generali.