Comunicazione (è) Politica

Al telefono con Salvini: il marketing applicato alla politica

05/12/2020

Al telefono con Salvini: il marketing applicato alla politica

Al telefono con Salvini è l’ultima trovata della Lega per risollevare le sorti del Capitano.

Di cosa si tratta? Bene chiarire subito un aspetto. Qui lasciamo il campo della comunicazione politica e ci addentriamo in quello, se vogliamo più scientifico, del marketing politico. Non è la prima volta che la Lega mette in campo proposte simili.

Ricorderete tutti “Vinci Salvini”, il concorso che un anno e mezzo fa metteva in palio un caffè con il leader della Lega. Oggi arriva “Una telefonata con Salvini”, stessa dinamica ma differenti piattaforme. Mentre il primo era centrato sulla pagina Fb, quello di oggi vuole dare impulso alla pagina Instagram dell’ex ministro.

Evidente, dunque, come queste iniziative siano finalizzate ad ottenere un “rimbalzo” dell’immagine del protagonista. Probabilmente, infatti, sia allora che oggi vengono messe in campo per ovviare a una flessione in termini di engagement.

Uno dei segreti della macchina di comunicazione di Salvini è l’ibridazione tra contenuti e canali fisici e digitali. L’obiettivo, naturalmente, è l’amplificazione massima del messaggio del leader, anche ricorrendo alla crossmedialità e al gioco di specchi tra i diversi media.

Un’immagine della promozione dell’iniziativa.

Salvini è l’espressione massima di quella che Calise definisce “democrazia del leader”: se ne riconosce il ruolo di guida e si punta su di lui per veicolare il messaggio. Come ho scritto approfonditamente nel mio libro “Virus, comunicazione e politica”, di prossima uscita, il segretario è un leader tutt’altro che invidiogeno.

Anzi. Ostenta quel suo modo di essere, di fare, di dire uguale ai cittadini “normali”. Da un lato messaggi, video e smartphone. Dall’altro, necessità (anche comunicativa) di contatto fisico¹.

L’iniziativa “Al telefono con Salvini” si inserisce dunque in questo solco.

Una proposta di marketing che somiglia molto da vicino alle telepromozioni degli anni Novanta. Solo che il mezzo è la piattaforma social e non la tv. Non arriva a tutti (a me non è arrivata), ma soltanto agli account ritenuti “in target”, potenzialmente interessati.

Non finisce qui. C’è un elemento fondamentale, che è quello dei dati personali. Per partecipare, bisogna infatti compilare un form in cui indicare nome, cognome, indirizzo mail. Proprio come avviene in quei siti da cui si vuole scaricare un documento, bisogna accettare di farsi includere nei database. Bisogna accettare la profilazione.

Ciò, naturalmente, conferisce al mittente del messaggio un vantaggio enorme: quello di conoscere il destinatario. Non solo: anche le sue idee, le sue abitudini, i suoi orari. La competizione che si riesce a scatenare tra i sostenitori è tale che quest’obiettivo viene raggiunto con facilità.

D’altra parte, le iniziative che meglio funzionano sui social sono, in genere, quelle più compatibili con i temi della polarizzazione.

 

¹Vai qui per leggere un’analisi su questo aspetto della comunicazione di Salvini.


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