Comunicazione (è) Politica

Salvini, stop all’inattivismo pandemico: saprà risollevarsi?

08/06/2020

Salvini, stop all’inattivismo pandemico: saprà risollevarsi?

Salvini torna a battere il territorio, e Conte comincia a calare.

Non sappiamo se si tratti di mera coincidenza o se vi sia un rapporto di causa-effetto tra le due variabili. Ci limitiamo a raccogliere due dati: il primo di comunicazione elettorale (più che politica), il secondo prettamente numerico.

In realtà, che Salvini avrebbe forzato la mano e avrebbe ripreso a girare come una trottola era ampiamente prevedibile. Il 25% che i vari Istituti di sondaggi gli accreditano oggi (con punte massime del 27) non può che essere il frutto dell’inattivismo forzato di questi mesi. Mesi in cui, oltretutto, gli italiani si sono stretti intorno ai vertici istituzionali¹.

E lui, che oggettivamente di istituzionale non ha molto da offrire², ne ha naturalmente pagato le conseguenze. Il terreno sotto la Lega è franato, quello sotto Fratelli d’Italia sembra invece essere molto più fertile. Il drenaggio di consenso registrato dagli indicatori è chiaro.

Pare perciò che Salvini abbia considerato la manifestazione del 2 giugno, controversa e organizzata non in maniera impeccabile, come Cavallo di Troia per riprendere il suo tour.

Con il suo solito schema: incontri pubblici “a copertura capillare” (dalla grande città al paese più isolato del mondo) e diretta Fb tipicamente glocal, a uso e consumo di tutti, in cui mescolare i fatti di attualità nazionale con la necessità di realizzare la rotonda sulla provinciale.

La copertina del saggio di John Street

Il leader della Lega è uno di quei politici che basa tutto sul contatto umano, e neo ha fatto una delle più grandi leve per acquisire consenso. I suoi braccialetti del Milan, la sua camicia sudata, i capelli arruffati ostentati nelle dirette streaming in quarantena. Tutto lo avvicina al popolo, che in lui non vede l’uomo da invidiare (com’era invece per Berlusconi), ma l’homo normalis che comprende i problemi di vita quotidiana.

D’altra parte, come scrive John Street, “comunicazione politica non è soltanto trasferire o persuadere il cittadino con la forza dell’argomentazione. È anche catturare l’immaginazione popolare, dare importanza simbolica alle azioni e alle idee”³.

Quello che non teme le uova, i fischi e gli insulti. Anzi, sa che gli fanno gioco, perché stare di lato non è il suo modello di comunicazione. Lui deve essere centrale, possibilmente tornare a spaccare, a polarizzare con il suo linguaggio tipicamente esortativo.

Solo così può tornare a dettare l’agenda e a crescere e, al contempo, riuscire a sgonfiare la popolarità del presidente del Consiglio. Tanto quest’anno forse in spiaggia non si va.

 

¹ Qui l’analisi sul fenomeno del rally around the flag, spiegato in relazione all’election day di settembre.

² La mia analisi sulle difficoltà comunicative di Salvini in questo periodo: qui

³ Street J. (2011), «Mass Media, politics and democracy», New York, Palgrave, II ed.: vai al link


    Written by:



    One comment
    Leave a comment

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *