Salvini, chiese e preghiere: non è tempo di propaganda
Salvini, chiese e preghiere in tempi di Covid.
A parte i video sulle bollette e quelli relativi alle proposte avanzate al governo, e a parte le quotidiane sortite sul Mes, sembra quantomai evidente che Matteo Salvini sia un po’ all’angolo.
Sappiamo bene che l’emergenza ha avuto una ripercussione su ogni aspetto della vita quotidiana, non risparmiando nulla di nulla. In ambito politico, la conseguenza è stata un deciso cambio, una netta virata verso la comunicazione istituzionale, che ha messo da parte – temporaneamente, ma non si sa per quanto – la comunicazione politica (primo collegamento in calce).
E in queste vesti, molto probabilmente, il leader della Lega non sa starci. Fatichiamo a comprendere la ratio alla base di proposte quali quella di tenere le chiese aperte a Pasqua (ma tutto il resto rimanga chiuso: a che pro?) o di recitare l’Eterno Riposo dalla D’Urso.
Il tratto distintivo potrebbe essere quello religioso e potrebbe andare “in direzione ostinata e contraria” rispetto a Francesco e al suo iperattivismo mediatico – favorito anche dal periodo pasquale -, che lo pone al centro del dibattito.
Il triangolo Salvini, chiese e preghiere potrebbe avere una sua origine chiara.
Potrebbe perciò non essere avventato catalogare queste uscite come la volontà di non farsi completamente offuscare dal criticatissimo Papa in un tema che l’ex ministro cavalca da tempo: l’utilizzo della Fede.
Che in un caso è chiaramente religioso e dogmatico, nell’altro sta assumendo sempre più i caratteri dello strumento propagandistico, fino a caratterizzare ormai da tempo il fenomeno della disintermediazione della Fede (secondo collegamento in calce).
Un elemento, questo, che è parte di un contesto più ampio. Lì dove c’è da comunicare in emergenza si opta sempre per un tono istituzionale. Eppure, vediamo che Salvini non abbandona i suoi tratti distintivi. Lo fa probabilmente per confermare la propria natura di “uomo del popolo”. Per dire “sono così, prima della pandemia e durante”.
Tuttavia, bisognerebbe comprendere il limite, per evitare di oltrepassarlo. L’ho scritto in relazione al presidente del Consiglio e al suo modo di comunicare. Lo scrivo riguardo a Salvini, che dovrebbe cogliere che istituzione può fare rima con comunicazione, ma non fa rima con propaganda.
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