Salvini e Berlusconi, il silenzio e le parole, la Camera e il caos
Salvini e Berlusconi, quando due strategie diverse portano a risultati diametralmente opposti.
Quanto sta avvenendo in questi giorni che precedono le consultazioni al Quirinale può essere preso ad esempio. Non sempre, in politica, conviene parlare.
Già tempo fa (qui) abbiamo approfondito il tema del silenzio nella comunicazione. Di quanto la scelta di non intervenire su un argomento possa contribuire o meno alla formazione di un’opinione. Oppure, di quanti frutti sappia dare rispetto una comunicazione improntata al parlare purchessia.
Le due scelte – agli antipodi – di Berlusconi e Salvini sono esattamente questo.
Dopo l’incontro nella sede di Fratelli d’Italia (dal valore enormemente simbolico, nonostante lo stesso Cavaliere ne abbia sminuito la portata), il presidente di Forza Italia si è fatto avvinghiare da una incredibile bulimia comunicativa. Si è ripetuto lo stesso schema a cui, facendo un parallelo col calcio, assistevamo quando da presidente del Milan decideva all’improvviso di dire la sua su qualunque cosa. Allenamenti, formazione, schema. Tutto.
Per Berlusconi non che sia la prima volta, anzi. In questo caso, l’obiettivo evidente è quello di riportare la sua figura e il suo partito al centro della scena. Anche a costo di rischiare una rottura con gli alleati, evidentemente. Lo ha fatto sia quando ha scritto e mostrato degli appunti sulla Meloni (qui un pezzo sul rapporto tra pizzini e politica), sia quando ieri ha parlato a ruota libera con i giornalisti tra Putin, lettere dolcissime e regali di vodka e lambrusco.
Il silenzio le parole, dicevamo. Berlusconi e Salvini. Dopo la netta sconfitta del 25 settembre, molti hanno dato per finito il segretario della Lega. Che invece ha saputo lavorare in silenzio, tessere trame e tele e condurre trattative. Cambiando, al contempo, modo di comunicare, mettendo da parte le “sparate quotidiane”.
Con ciò facendo capire che risponde a verità l’accusa per cui la sua comunicazione urlata è una scelta ponderata. Ma anche che ha compreso il momento e la necessità di alzare la posta nelle segrete stanze, non in pubblico. E alla fine ha spuntato la Presidenza della Camera, che – Berlusconi dixit – vale un ministero.