Comunicazione (è) Politica

T’appartengo, la Bernini pop che si autocensura

23/10/2022

T’appartengo, la Bernini pop che si autocensura

“T’appartengo” è una canzone del 1994.

Sfruttando l’onda eccezionale di “Non è la Rai”, all’epoca ebbe un successo incredibile.

Di tanto in tanto, questo pezzo di Ambra Angiolini viene riutilizzato e tirato in ballo. Come si sa, ieri lo ha fatto il neo-ministro dell’Università Anna Maria Bernini. O meglio, il suo social media manager.

Che ha scelto di mantenere inalterata la tipologia di linguaggio di post e storie anche per la più formale e sfarzosa delle cerimonie: il giuramento dei ministri al Quirinale.

Le storie che vedevano la Bernini alzarsi per avvicinarsi al Presidente della Repubblica e recitare la formula erano accompagnate da una colonna sonora particolare. “T’appartengo”, appunto. Nella parte in cui dice “adesso giura”.

Anna Maria Bernini (Forza Italia)

Insomma, oggettivamente non il massimo dell’aderenza a un momento quasi sacrale. Dopo tantissimi commenti di sbeffeggio e di sarcasmo, tutta quest’attività digitale è stata cancellata. Del giuramento di Anna Maria Bernini è rimasto solo un post.

Gli argomenti principali; naturalmente, sono due: la scelta del tone of voice e quella di cancellare le pubblicazioni.

Si può optare per una leggerezza quasi ostentata in un contesto così serioso, così impostato, così ligio al protocollo? A parte la colonna sonora (c’era anche “La cura” di Battiato), i filtri utilizzati, le emoticon come il cuore pulsante. Probabilmente no. Questa scelta è andata in continuità con le modalità che la Bernini aveva scelto prima di ieri. Una comunicazione leggera, quasi proprio a sminuire la portata, appunto, dei protocolli e delle ufficialità. Una comunicazione istituzionale che però di istituzionale non aveva moltissimo.

Ma poi – secondo argomento -, è stato saggio aver rimosso tutto? Anche in questo caso, probabilmente no. A meno che lei – ipotesi remota – non avesse idea del tipo di comunicazione scelta per l’occasione e se ne fosse resa conto solo in seguito. Ma se “la smentita è una notizia data due volte”, come diceva Giulio Andreotti, allora nell’epoca del digitale, e con le registrazioni dello schermo dei cellulari, cancellare tutte queste storie è stata una notizia data un’infinità di volte.


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