Perché un caso di nera ha più spazio di altri?
Perché un fatto di nera ha più spazio di altri?
Nello scorso mese di novembre, avevo provato ad analizzare (leggi qui) le ragioni per cui l’assassinio di Giulia Cecchettin fosse un caso diverso dagli altri.
Stavolta la domanda nasce perché ad accompagnarci in questo torrido agosto è stato il caso della povera Sharon Verzeni (leggi qui). Un caso ancora completamente avvolto nel mistero, ma di cui i media continuano a parlare.
Lo fanno senza tralasciare alcun tipo di dettaglio: la dinamica dell’omicidio, le passeggiate all’una di notte, la presunta adesione della vittima a Scientology. C’è tanto di tutti quegli elementi che possono solleticare l’istinto primordiale dell’opinione pubblica di conoscere, sapere, soddisfare la propria curiosità.
Nel fatto in questione, siamo ancora nel pieno delle indagini (che peraltro sembrano brancolare nel buio). Ma la dinamica di mediatizzazione del caso di cronaca è già bella che avviata. Quella che viene definita vetrinizzazione della morte (Pira) non è un fenomeno nato in queste settimane.
Basti pensare alla bulimia da crime che ormai si è impossessata di una vastissima e sempre maggiore fetta di pubblico. A tal punto che molti hanno denunciato una presenza eccessiva di cronaca nera e i suoi danni consequenziali. Tra questi, certamente l’effetto copycat (qui).
Questo elemento potrebbe, da solo, spiegare perché si conceda così tanta dignità mediatica a un fatto di cronaca.
Ma sarebbe un elemento non esaustivo rispetto alla domanda iniziale: perché un fatto di nera ha più spazio di altri?
Si pesca nel mazzo e si sceglie di dargli i galloni di “fatto del mese”? Difficile sia una risposta corretta.
Provando a rapportare il tutto ai criteri di notiziabilità di un fatto, possiamo verificare dei dati piuttosto interessanti. Innanzitutto, emerge la drammaticità del fatto stesso (“bad news is good news”). A questa va unita la vicinanza (in senso ideale e figurato e non fisico): il paese teatro della vicenda è un contesto molto piccolo.
Esattamente come Cogne, Avetrana, Garlasco, Novi Ligure, Erba e molti altri, questo fa sì che moltissimi spettatori vi si possano immedesimare, con ciò amplificando l’interesse per la vicenda stessa.
In generale, si può dire che il valore-notizia di oggi, l’unico, è il gusto del fruitore: si cerca cioè di produrre una notizia che soddisfi le attese di chi ne fruirà. Un meccanismo cresciuto grazie ai social e basato su una strategia di marketing che vede come pietra angolare proprio le attese del pubblico.
Nel caso di Sharon Verzeni, probabilmente, giocano un ruolo chiave il totale mistero e la pressoché completa assenza di certezze nelle indagini. Questo porta chiunque a poter formulare la propria, personalissima ipotesi e a rimanere con le antenne dritte per captare nuove notizie che la confermino o la smentiscano.
La presenza di voci quali l’adesione della vittima a Scientology, poi, porta in dote quell’elemento di occulto, quasi di paranormale, che ha un fascino innegabile.
Tutti elementi che possono contribuire in quota parte all’affermazione di una vicenda in termini mediatici. La risposta alla domanda iniziale – perché un fatto di nera ha più spazio di altri? –, cioè, sta probabilmente nelle pieghe del fatto stesso.