La Meloni, il video-meme e la propaganda targetizzata
La Meloni e il video-meme: è o no uno strumento efficace di propaganda?
Un paio di settimane fa, il canale Youtube “Mem&J” ha lanciato un video che, riprendendo e mescolando le parole del leader di FdI dal palco di San Giovanni, restituisce un brano dance davvero “andabile”.
Il video è carinissimo, strappa risate a non finire. tanto da essere diventato virale (lanciatissimo dalla comunità LGBT). In due settimane, visualizzazioni schizzate a quasi 4 milioni e duecentomila.
Subito dopo ne sono stati realizzati altri: il più popolare è certamente quello di “Striscia la notizia”, che lei stessa ha pubblicato sui suoi canali social (quasi 700mila visualizzazioni su Fb).
“Io sono Giorgia”, al pari di “genitore 1, genitore 2”, sono diventati veri e propri tormentoni, addirittura hashtag utilizzatissimi (dalla stessa Meloni).
Di base c’è senza dubbio una naturale predisposizione all’autoironia da parte sua. Una caratteristica che, unita a una sapiente pillola di comunicazione politica, le ha permesso di utilizzare questo video come nuovo strumento di propaganda. Mentre molti la canzonavano, lei rideva di sè stessa.
Tra i suoi parlamentari, sono addirittura partite quelle che in gergo vengono chiamate “batterie”. Pubblicazioni coordinate, per tempi e temi. Tutti a sottolineare determinati aspetti, in modo da dare forza e mettere le ali sui social a questa trovata.
Così, è facile trovare post di deputati e senatori di FdI che si affannano a dire “com’è simpatica la nostra Giorgia”, “quanto è autoironica la Meloni“. Lei stessa, per dimostrare leggerezza e simpatia, si fa fotografare e con una maglietta a sfondo bianco, un Tricolore e la scritta “Io sono Giorgia”.
Già, ma la domanda che tutti gli esperti di comunicazione si sono posti è: questo strumento di propaganda è efficace oppure no?
Del video-meme non c’è un effetto unico sul pubblico. Anzi. Trattandosi di comunicazione politica, dunque finalizzata alla persuasione, l’effetto è segmentato. Le ragioni dipendono dal target di pubblico raggiunto. È come la torta di un sondaggio: sì, no, non so/non rispondo.
In pratica, l’utente che ha già una simpatia per la Meloni, guarda il video, osserva la sua reazione divertita dai social e conclude che le sue idee escono rafforzate.
L’8 novembre, scrive su Instagram: “Due buone notizie. La prima è che la hit #iosonogiorgia è prima in classifica sui social. La seconda è che Fratelli d’Italia è al 10%”. Lei stessa, dunque, lega i due fattori, e lo fa legando a sua volta il pensiero della canzone al risultato del suo partito.
L’opposto accade per chi si sente politicamente distante dalla Meloni: il video non è che un grande momento di satira e di sfottò (e non a caso, come detto, a renderlo virale è stata la comunità LGBT).
La terza categoria, quella dei cosiddetti “indecisi”, può avere due reazioni differenti: appassionarsi alle parole e alle idee che ascolta oppure sentirsene molto lontani.
Insomma, si tratta di un elemento che non è che un ulteriore momento dei quel processo senza fine che va sotto il nome di polarizzazione.
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