Comunicazione (è) Politica

Atreju consacra “patriota”: apologia di una scelta lessicale

23/09/2019

Atreju consacra “patriota”: apologia di una scelta lessicale

Atreju 2019 ha calato il sipario ieri, all’ora di pranzo.

L’Area Stella Polare dell’Isola Tiberina ha conosciuto l’acme dell’entusiasmo con l’intervento di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia.

Acclamatissima dai suoi “patrioti”, la Meloni non ha risparmiato siluri a nessuno, neppure a Salvini.

Comunque la si veda e la si giudichi, quella del partito nato da una costola del fu Pdl è senz’altro una riuscitissima operazione politico-comunicativo-identitaria. Il partito che Berlusconi ha chiuso per rispolverare Forza Italia stava infatti per uccidere definitivamente quell’area da sempre figlia della tradizione post-missina.

Da qui la scelta della stessa Meloni, di La Russa, di Crosetto e di altri: sorpassare a destra il Pdl, riprendere in mano ideali e valori di quella storia.

Atreju19, sventolìo di bandiere nel corso dell’intervento di Giorgia Meloni

Dalla campagna elettorale delle Politiche dello scorso anno, Fratelli d’Italia ha sdoganato poco per volta, “A mano a mano” (leggi qui il nostro pezzo sulla colonna sonora di Atreju 2019), il termine sovranista. Ma ha puntato decisamente su un’altra parola: patriota.

A nostro avviso un’intuizione geniale, una scelta insieme politica, lessicale e comunicativa che, nel tempo, “ha spaccato”, come si usa dire nel gergo giovanile. Perchè? Almeno tre le ragioni.

  • Innanzitutto, “patriota” ha un significato fortissimo, un rimando potentissimo. È aggettivo derivante da “Patria”, uno dei termini che da sempre costituisce il fulcro del parlare di Destra. Sottolineare l’attaccamento viscerale alla Patria, in un momento in cui “la Patria è sotto attacco”, è operazione politico-comunicativa semplicemente di altissimo livello.
  • Avrebbero, poi, potuto optare per “nazionalisti”, e d’altronde il rimando diretto al concetto di “Nazione” sarebbe stato ugualmente collimante con i valori della Destra. Ma qual è l’accezione più diffusa, oggi, dei nazionalisti? Quella di xenofobi, generatori automatici di conflitti.
  • La scelta di “patrioti”, quindi, è dettata dalla convinzione di dover unire una comunità slabbrata, che fatica a riconoscere e a riconoscersi intorno a simboli comuni e condivisi. Ma si intravede anche “quella sottile linea nera” di demarcazione: chi è patriota è per la Patria, e quindi è uno di noi, chi non lo è, è contro.

È proprio qui, in quest’ultimo concetto, che Atreju ha definito meglio – a livello politico e, poi, a livello comunicativo – il confine tra la Destra della Meloni e quella a trazione leghista.

L’Inno di Mameli a squarciagola contrapposto al compassato “Và pensiero” di Verdi. Il Tricolore esibito con fierezza contro il Sole delle Alpi plurisventolato davanti a Matteo Salvini, che pure si affanna a farsi immortalare con una enorme bandiera italiana.

Il pratone di Pontida: un enorme Tricolore e un numero indefinito di bandiere della Lega

In un autunno che – non accadeva da qualche anno e ne parleremo a breve – segna il ritorno alla piazza, da Atreju Fratelli d’Italia annuncia per il 30 novembre “Il ritrovo del patriota”.

Ce n’è abbastanza per affermare che quella simbologia che ha fatto la storia della Destra resta un elemento fondante nella politica di questo schieramento. E proprio nella simbologia si trova una distinzione netta tra movimenti che a un occhio distratto potrebbero sembrare simili, quasi sovrapponibili.

Ma sappiamo bene che anche il lessico nasce per diventare simbolico e incarnare concetti reali.

E allora ecco che, per un militante della Destra vera, “patriota” è il termine più simbolico e allo stesso tempo concreto che possa esserci.


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