L’Italia e la comunicazione digitale, i dati lo dicono: è amore
L’Italia e la comunicazione digitale si avvicinano sempre più.
È quanto viene fuori da una ricerca effettuata da Istituto Piepoli nel mese di ottobre su un campione di circa mille persone, rappresentativo della popolazione italiana.
A illustrare il nuovo rapporto tra l’Italia e la comunicazione digitale è stato Livio Gigliuto.
Il presidente dell’Osservatorio sulla comunicazione digitale di PA Social e vicepresidente di Istituto Piepoli, ha presentato la ricerca nel corso dell’assemblea generale dell’associazione, lo scorso 14 novembre.
I risultati sono contenuti nel volume “L’Italia che comunica in digitale – edizione 2019” (Bonanno editore), dell’Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale (PA Social – Istituto Piepoli), curato dallo stesso Gigliuto e con i numerosi contenuti di professionisti e del Comitato Scientifico dell’Osservatorio.
Qui puoi scaricare tutti i dati relativi alla ricerca. In questa sede, preferiamo soffermarci su un paio di temi. Qualità e quantità dell’utilizzo dei social e utilizzo del digitale per ottenere informazioni pubbliche.
Sul primo punto, WhatsApp, Telegram e Facebook risultano i social più conosciuti. Rispetto a tre anni fa, evidente l’aumento dei primi due (impetuoso quello di Telegram) e la flessione netta di Facebook, che passa dal 90 per cento al 76 per cento.
Sembra paradossale, considerato che lo troviamo in ultima posizione, ma un buon risultato è quello di Twitter. Il 27 per cento (in calo di due punti) è una cifra non male per una piattaforma etichettata come “il social per trovare lavoro” e da cui, dunque, la massa tende a fuggire.
Parziale cambio di scena alla domanda sui social maggiormente utilizzati. Sempre WhatsApp in testa (balzo dal 56 per cento al 86 per cento), seguito però da Facebook, sostanzialmente invariato. Al terzo posto YouTube, che raddoppia la percentuale.
In generale, però, è interessante notare come tutti i social, nessuno escluso, vedano aumentare i propri numeri, anche – è il caso di Instagram, Messenger e Telegram – di percentuali a tre cifre.
Il secondo tema che in questo momento vogliamo approfondire sul rapporto tra l’Italia e la comunicazione digitale è di un punto molto importante.
Partiamo dal fatto che tre italiani su quattro utilizzano i social più volte al giorno.
Aggiungiamo che il 28 per cento lo fa per informarsi su iniziative della Pubblica Amministrazione (a tutti i livelli) e che il 72 per cento ritiene affidabili le informazioni che legge. Dati importanti (quest’ultimo in aumento vertiginoso) che fanno cadere “il Muro di Berlino della Comunicazione”.
Comunicare attraverso i social vale anche per la Pubblica Amministrazione. Lo avevamo scritto a proposito di “Brand Journalism”, il saggio di Roberto Zarriello (qui). Nel suo contributo, Francesco Di Costanzo, presidente di PA Social, ha sdoganato i termini “storyteller” e “narrazione di storie” applicati al pubblico.
Piano, piano, sembra insomma che la PA stia abbattendo questo muro – un tabù -, e che l’utenza si stia abituando a utilizzare il digitale per informarsi. L’ultimo grafico parla chiaro: per quasi la metà del campione, la PA dovrebbe utilizzare social e chat per comunicare con i cittadini, anche singolarmente.
Colpisce che siano alte le percentuali degli over 54 – considerati come allergici alle tecnologie – e che la Tv, in questa classifica, arrivi soltanto al terzo posto.
Insomma, in questa fotografia del rapporto tra l’Italia e la comunicazione digitale, viene fuori un Paese più tecnologico di quanto non lo immaginiamo.
(Foto di Gerd Altmann da Pixabay)
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