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Le parole del coronavirus: il glossario della quarantena

02/04/2020

Le parole del coronavirus: il glossario della quarantena

Le parole del coronavirus sono quelle che ascoltiamo appena decidiamo di leggere, ascoltare o vedere un aggiornamento.

Il “Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile” del 24 marzo conteneva 123.103 parole, 13 volte la Costituzione (fonte: Corriere.it). Può bastare per far capire la portata del fenomeno, anche dal punto di vista lessicale e della comunicazione.

In pochissime settimane, ad esempio, abbiamo preso una confidenza mostruosa con la asintomaticità (quelli più bravi addirittura con la paucisintomaticità). Concetto complicatissimo da spiegare, specie agli assaltatori dei treni, oggi è diventato esame imprescindibile per chi vuole laurearsi su Fb. E sono tanti.

Tampone. Abbreviativo di “tampone diagnostico”, è quell’operazione di laboratorio che prova la positività o meno di una persona. É al centro delle statistiche, ma è anche lo strumento che da più parti reclamano per mappare lo stato di salute generale.

Quarantena. Il termine fa riferimento al periodo di isolamento che una volta rispettavano i pazienti colpiti dalla peste: quaranta giorni, appunto. Oggi è rimasto il lemma, ma il significato varia: siamo a quindici giorni, che possono aumentare in base al risultato del tampone (vedi sopra).

Informazione, coronavirus
Quando ancora si poteva frequentare le piazze…

Contagio. La quarantena è una delle misure imposte per prevenire proprio il contagio.

L’altra è senza dubbio il distanziamento sociale, a pieno titolo tra le parole del coronavirus, ovvero il metro che deve intercorrere tra due persone.

Mascherine. FFp1, FFp2, chirurgiche, simil carta igienica (Gallera dixit: vedi collegamento in calce). Ce ne sono di tanti tipi, e bisogna dire che quelle poche volte che mettiamo il naso fuori da casa portano soltanto c ma in realtà di mascherine in generale ce ne sono pochissime. Specie per gli operatori sanitari.

Picco. Parola che evoca un inevitabile doppio stato d’animo. Da un parte l’angoscia di un contagio che ha raggiunto l’apice, dall’altro la consapevolezza che da quel punto si può solo migliorare.

Curva epidemiologica. “Dobbiamo vedere l’andamento della curva epidemiologica”, dicono i prof diventati star della tv. La curva epidemiologica non è altro che, volgarmente, l’andamento del numero dei contagi (vedi sopra).

Focolaio. E’ forse tra le primissime parole che questa emergenza Covid ci ha inculcato. Il “focolaio del lodigiano”, con conseguente, spasmodica e, a quanto pare inutile, ricerca del Paziente Zero, ci ha accompagnato finchè, purtroppo, di focolai non se n’è acceso un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora.

Immunità di gregge. Questa, made in UK, per fortuna è durata lo spazio di un mattino. Il tempo di capire loro che era una boiata, e noi chi fosse il capo delle pecore.

  • Qui la nostra analisi sulla comunicazione dell’assessore lombardo Giulio Gallera
  • Il glossario del Ministero della Salute qui

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