Sanremo e comunicazione intra-linguistica: il vero servizio pubblico
Sanremo e comunicazione non è (più) solo canzoni, lustrini e paillettes.
In un sistema – mediatico e sociale – che blatera di inclusione, questo Festival numero 70 ci regala una perla di inclusione vera. Di integrazione nel tessuto sociale di individui più svantaggiati.
Rai Pubblica Utilità ha potenziato le attività di comunicazione intra-linguistica per non udenti e per ipovedenti.
È la prima volta in assoluto che nelle cinque serate del Festival, a partire da quella d’esordio di ieri, ai consolidati sottotitoli si affiancano due iniziative: l’audio-descrizione in diretta e l’interpretazione nella Lingua Italiana dei Segni.
COME FUNZIONA. In uno studio di via Teulada, a Roma, 15 performer (di cui 3 non udenti) scelti da Rai Casting, interpretano in LIS tutte le canzoni – quelle in gara e quelle degli ospiti.
Si tratta di ragazzi di età inferiore ai trent’anni, che saranno affiancati dai colleghi professionisti che di norma interpretano i telegiornali. Questi si occuperanno della conduzione e, per usare parole della Rai, dei segmenti non artistici del programma.
Per quanto riguarda gli ipovedenti, gli audiodescrittori gli e speaker della Rai descriveranno passo dopo passo quanto accade sul palco dell’Ariston. Si avvarranno di un’accurata preparazione che prevede uno studio dettagliato di location, sceneggiatura, costumi, scaletta.
Tutto verrà messo in onda su un canale dedicato di RaiPlay. Inutile dire che si tratta di un balzo enorme in avanti da parte della Rai sul piano dell’attenzione ai più disagiati.
Questa unione tra Sanremo e comunicazione è un momento di inclusione autentica in un appuntamento nazional-popolare attesissimo.
Coinvolgere le persone più sfortunate è senza dubbio uno dei grandissimi vulnus della società di oggi, e speriamo questo possa rappresentare soltanto un punto di partenza.
E la Rai, con questa iniziativa, mostra che tra polemiche, Achillelauri e tappeti rossi, a volte ricorda anche il significato di “servizio pubblico”.
Che non è una formula, ma per la RadioTelevisione Italiana è una missione. Anche a Sanremo.
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