Comunicazione (è) Politica

La comunicazione di De Luca: non solo lanciafiamme/2

09/04/2021

La comunicazione di De Luca: non solo lanciafiamme/2

Lo schema prevalente è lo schema comunicativo binario: io contro il virus ma non solo, anche contro altri che mi ostacolano.

In questo quadro si inserisce, il 20 marzo 2020, la frase che abbiamo riportato in apertura del pezzo di ieri (qui).

«De Luca baratta, senza saperlo o volerlo, la sua trentennale storia di politico decisionista e leaderista da Salerno a Napoli con l’ingresso nell’olimpo del politainment che conta, che fa tendenza e che gli garantisce una visibilità che valica i ristretti confini regionali» (Giordano, 2020).

Quella che è subito passata alla storia come «la diretta del lanciafiamme» raggiunge infatti numeri esorbitanti per un presidente di Regione.

2,5 milioni di visualizzazioni e quasi centomila reazioni, a fronte del milione toccato in media da Fontana, che però governa una regione che ha 4 milioni di abitanti in più. Non solo. De Luca addirittura diventa internazionale. Se negli Usa è Naomi Campbell a riprendere su Instagram le sue parole con un eloquente «listen, America, listen», in Giappone viene mostrato da un tg nazionale.

Vincenzo De Luca nel corso di una trasmissione televisiva

Tuttavia, chi lo segue da tempo sa benissimo che non ha mai modificato la sua strategia. Già da sindaco di Salerno, qualche lustro fa, era solito tenere settimanalmente un’intervista in una tv privata. Anche qui, alle enunciazioni di tipo istituzionale mescolava invettive nei confronti di cittadini indisciplinati o privi del necessario senso civico. Molti di questi video sono rinvenibili tutt’oggi da Youtube, e raccolgono ancora discreto successo.

Ciò a dimostrare un dato: l’autenticità del personaggio. Che le telecamere siano spente o accese e i taccuini aperti o chiusi, la comunicazione di De Luca non cambia. La sua decisa genuinità buca lo schermo, e col tempo viene soltanto sottoposta a un processo di «digitalizzazione».

Continuando però a poggiare su due pilastri: l’attesa e la ritualità. L’appuntamento del venerdì, calato nel contesto temporale di riferimento, diventa una delle «grandi cerimonie dei media» (Dayan e Katz, 1993).

A differenza di altri politici, che spesso improvvisano dirette al grido di «collegatevi, ho una cosa importante da dirvi», De Luca riesce a creare un appuntamento fisso (il rituale), generando attesa intorno ad esso e nel corso di esso. Se la prima tipologia di attesa può equivalere all’aspettativa, la seconda è data dalla costruzione del discorso che normalmente sceglie.

Alcuni, come l’attore e regista Carlo Verdone, definiscono teatrale il suo modo di parlare. In quanto tale, è fatto anche di pause. Anzi, in alcuni passaggi, i «vuoti» – le attese, appunto – sono più importanti dei momenti di «pieno».

2 – CONTINUA


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