La comunicazione di De Luca: non solo lanciafiamme/3
Tutto questo genera un effetto inevitabile: il coinvolgimento.
Declinandolo nella logica dei social, parliamo di engagement. Siamo cioè di fronte a un processo di costruzione del pubblico che dovrebbe in tempi brevi arrivare a concretizzazione, seguendo la dinamica del GOTV (Getting Out the Vote), cioè portare le persone al voto (Cepernich, 2019).
Non va dimenticato, come accennato nel primo pezzo di questo focus, che in Campania la consiliatura regionale era agli sgoccioli.
E De Luca sembrava aver deciso di investire già da tempo su una ricandidatura. Lo dicono i dati sulle spese in Facebook Ads. Dal marzo 2019 al marzo 2020, il governatore uscente investe ben 50mila €. Di quella cifra, oltre 41mila € sono impegnati in un mese, tra il 23 febbraio e il 23 marzo 2020.
Dietro di lui, in questa speciale classifica, il vuoto, poi Matteo Renzi con 13mila €. Investimenti che, uniti a una strategia comunicativa molto efficace, producono una interaction rate di oltre l’1,5% (dati forniti da DataMediaHub, 2020).
Dinamiche di questo tipo, specie se, come spesso accade, nascono dai social, portano non solo alla costruzione di un pubblico, ma anche alla creazione di un vero e proprio personaggio.
Accade lo stesso anche con la comunicazione di De Luca, che dal lanciafiamme in poi diventa il protagonista indiscusso di una serie infinita di meme, molti anche simpatici.
È un dato acclarato, insomma, quanto quei venticinque secondi abbiano «influenzato anche l’ecosistema dei social di messaggistica» (Giordano, 2020, qui). Addirittura, fa il giro degli smartphone lo sticker del governatore che usa, appunto, il lanciafiamme.
Ma succede anche altro. In una diretta di «Che tempo che fa», da Fabio Fazio, De Luca si lancia in una battuta diventata poi anch’essa celebre. In questo caso, il processo comunicativo è differente. Il governatore sorride, un’immagine a cui non ci aveva abituato nei precedenti mesi di tensione. Si tratta quasi di un evento catartico, nel senso aristotelico di rasserenamento e nel senso psicoanalitico di rilassamento dall’ansia.
Sembra questa la ragione per cui mostra con parsimonia il suo lato gioviale e ironico. Una sorta di pater familias che lavora e che non ha tempo di pensare alle amenità: quando si concede, è un regalo, un permesso che elargisce alla prole.
Tutti aspetti che da un lato fanno sorridere, ma che dall’altro portano a una riflessione: il rischio potrebbe essere che per il pubblico De Luca sia diventato più «lo Sceriffo» che l’amministratore, e che dunque, per accontentare i suoi seguaci e tenere vivo il personaggio, egli sia ora quasi obbligato a tenere il punto e a tirare fuori ogni volta un coniglio dal cilindro.