Kinsey-marketing, binomio vincente: la Champions è sua
Kinsey-marketing, la strana coppia alla conquista della Champions.
Alzi la mano chi ha pensato che l’invasione di campo dei primi minuti di Liverpool-Tottenham fosse semplicemente la ragazzata di un’appassionata.
Ovviamente nessuno. E a ragione. Perché la corsa sul prato del “Wanda Metropolitano” di Madrid di Kinsey Wolanski – che, spiaccicata in un costume molto succinto, si è palesata agli spettatori di tutto il mondo – è stata una trovata di marketing come tante altre. Discutibile per etica e comportamenti e di certo molto singolare, ma non è stata nient’altro che quello. Anche perché oggi sul marketing si basa finanche la scelta dei seggiolini di uno stadio (leggi qui).
Analizzando il tutto, la strategia risulta molto evidente. Sul costume nero, la ragazza porta una scritta bianca, che non è altro che il nome di un brand. Il suo profilo Instagram era stato nel frattempo adeguatamente munito di una pagina di vendita (tecnicamente landing page). Questa conteneva una “chiamata all’azione” – in gergo CTA, ovvero Call to action – che invitava alla sottoscrizione di un abbonamento da 10 dollari scarsi a un marchio di softporn.
Ora non è più possibile mostrare il tutto, giacché IG ha bloccato la pagina – anche la stessa ragazza su Twitter parla di hackeraggio. Ma nel giro di una giornata, grazie alla ribalta mondiale della Champions, è passata da 200mila a 2,5 milioni di seguaci. Niente male davvero.
Non è finita, perché il binomio Kinsey-marketing presenta altri fattori di analisi. Il target del marchio pubblicizzato – uomo tra i 25 e i 44 anni – è il medesimo dell’evento scelto per pubblicizzarlo. Inoltre, proprio l’uomo tra i 25 e i 44 anni è anche quello che più di tutti gli altri cercherà notizie su di lei in rete, specie dai social.
Detto tutto questo, manca solo un elemento: la percentuale di conversione. Sembra facile da immaginare, ma sarebbe curioso sapere quanto, in conclusione, la coppia Kinsey-marketing sia stata realmente vincente.