Pluralismo e incognita urne, Agcom avvisa le emittenti
Pluralismo da garantire su tutte le testate ancor prima di una possibile campagna elettorale.
È l’avviso che l’Autorità Garante per le Comunicazioni ha rivolto alle emittenti.
Pubbliche, private e a pagamento: l’Agcom ha indirizzato a tutte una lettera di “preparazione al combattimento”.
Il clima politico è rovente e l’Italia è in una perenne campagna elettorale che in questo periodo diventa ancora più dura. In particolare per l’utilizzo sfrenato dei social e delle bufale. Spesso, come si è più volte riscontrato, le testate rilanciano questi contenuti “tal quale”, senza mediazione giornalistica.
Da qui il monito preventivo dell’Autorità, particolare perché spesso questa interviene solo per richiami a posteriori. Assicurare parità di trattamento ai politici, spazio a ogni punto di vista e verità delle notizie riportate.
La missiva, inviata due giorni fa a Rai, Sky, Rti (Mediaset), La7, Discovery e Tv8, contiene un esplicito invito per “la corretta applicazione dei principi di pluralismo, obiettività, completezza, lealtà e imparzialità nelle trasmissioni di informazione”.
L’obiettivo è “favorire la libera formazione di opinioni e l’accesso paritario di tutti i soggetti politici con parità di trattamento, garantendo pluralità dei punti di vista e equilibrio delle presenze”.
Si tratta, come noto, di principi-cardine che sono già previsti per i 30 giorni che precedono le elezioni. A chi non rispetta le norme, l’Agcom chiederà “provvedimenti ripristinatori”.
Al centro del ragionamento, come detto, il pluralismo. Il fenomeno delle dirette Fb, di cui si servono moltissimi politici e di cui alcuni fanno abuso, ha naturalmente portato delle distorsioni al concetto.
Perciò, l’Agcom ha già sotto mano i dati sul pluralismo di inizio agosto, quando c’è stata la famosa conferenza stampa del Papeete.
Ma è da tempo che l’Autorità vieta questo tipo di informazione. Lo faceva già nel 2003, quando parlava dell’esigenza del contraddittorio e portava come cattivo esempio i videomessaggi pre-registrati di Silvio Berlusconi, risalenti a nove anni prima.
Un po’ di anni più tardi, il vento non sembra cambiato. È in corso un processo quasi osmotico: se i social hanno sostituito la tv, le dirette sui social vengono ribaltate nei tg, spesso senza alcuna mediazione giornalistica.
Nella maggior parte dei casi, poi, questi nuovi prodotti hanno lunga durata – anche mezzora – e i concetti sono “spalmati”. Diventa dunque anche complicato per le tv condensarli in poche decine di secondi.
Per questo – oltre che per evidenti ragioni politico-mediatico-lottizzatorie -, testate come il Tg2 hanno già ricevuto un richiamo per l’eccessivo spazio riservato a Matteo Salvini. Non a caso, il maggior consumatore dello strumento della diretta Fb.
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