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Pluralismo e incognita urne, Agcom avvisa le emittenti

16/08/2019

Pluralismo e incognita urne, Agcom avvisa le emittenti

Pluralismo da garantire su tutte le testate ancor prima di una possibile campagna elettorale.

È l’avviso che l’Autorità Garante per le Comunicazioni ha rivolto alle emittenti.

Pubbliche, private e a pagamento: l’Agcom ha indirizzato a tutte una lettera di “preparazione al combattimento”.

Il clima politico è rovente e l’Italia è in una perenne campagna elettorale che in questo periodo diventa ancora più dura. In particolare per l’utilizzo sfrenato dei social e delle bufale. Spesso, come si è più volte riscontrato, le testate rilanciano questi contenuti “tal quale”, senza mediazione giornalistica.

Da qui il monito preventivo dell’Autorità, particolare perché spesso questa interviene solo per richiami a posteriori. Assicurare parità di trattamento ai politici, spazio a ogni punto di vista e verità delle notizie riportate.

La missiva, inviata due giorni fa a Rai, Sky, Rti (Mediaset), La7, Discovery e Tv8, contiene un esplicito invito per “la corretta applicazione dei principi di pluralismo, obiettività, completezza, lealtà e imparzialità nelle trasmissioni di informazione”.

L’obiettivo è “favorire la libera formazione di opinioni e l’accesso paritario di tutti i soggetti politici con parità di trattamento, garantendo pluralità dei punti di vista e equilibrio delle presenze”.

Si tratta, come noto, di principi-cardine che sono già previsti per i 30 giorni che precedono le elezioni. A chi non rispetta le norme, l’Agcom chiederà “provvedimenti ripristinatori”.

Matteo Salvini nel corso di una diretta Fb

Al centro del ragionamento, come detto, il pluralismo. Il fenomeno delle dirette Fb, di cui si servono moltissimi politici e di cui alcuni fanno abuso, ha naturalmente portato delle distorsioni al concetto.

Perciò, l’Agcom ha già sotto mano i dati sul pluralismo di inizio agosto, quando c’è stata la famosa conferenza stampa del Papeete.

Ma è da tempo che l’Autorità vieta questo tipo di informazione. Lo faceva già nel 2003, quando parlava dell’esigenza del contraddittorio e portava come cattivo esempio i videomessaggi pre-registrati di Silvio Berlusconi, risalenti a nove anni prima.

Un po’ di anni più tardi, il vento non sembra cambiato. È in corso un processo quasi osmotico: se i social hanno sostituito la tv, le dirette sui social vengono ribaltate nei tg, spesso senza alcuna mediazione giornalistica.

Nella maggior parte dei casi, poi, questi nuovi prodotti hanno lunga durata – anche mezzora – e i concetti sono “spalmati”. Diventa dunque anche complicato per le tv condensarli in poche decine di secondi.

Per questo – oltre che per evidenti ragioni politico-mediatico-lottizzatorie -, testate come il Tg2 hanno già ricevuto un richiamo per l’eccessivo spazio riservato a Matteo Salvini. Non a caso, il maggior consumatore dello strumento della diretta Fb.


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