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Gli appunti di Giorgia, la disintermediazione al potere

04/04/2023

Gli appunti di Giorgia, la disintermediazione al potere

Gli Appunti di Giorgia, la disintermediazione (torna) al potere.

Come sanno bene i frequentatori dei social, da qualche mese la Meloni ha inaugurato una rubrica sulle sue piattaforme. Gli Appunti di Giorgia è un appuntamento senza cadenza fissa, che finora è stato pubblicato sette volte.

L’esordio è il 4 dicembre 2022, e non registra la migliore delle performance. 738mila visualizzazioni, 62mila reazionie 21mila commenti. Il secondo (12 dicembre) conta invece mezzo milione di visualizzazioni, quindi una flessione significativa, 40mila reazioni e 13mila commenti. L’ultimo appuntamento dell’anno, il 30 dicembre 2022, conta 850mila visualizzazioni, 62mila reazioni e 20mila commenti.

Il risultato migliore lo ottiene l’11 gennaio, con 1,4 milioni di visualizzazioni, a cui si aggiungono 62mila reazioni e 47mila commenti. A favorire questi numeri il tema scelto, quello del caro benzina, molto sentito in quelle settimane. A un picco corrisponde, come spesso avviene, un calo vertiginoso. Il successivo appuntamento (29 gennaio), registra solo 320mila visualizzazioni. Sullo stesso livello quello del 19 febbraio, con 307mila visualizzazioni. L’ultimo, pubblicato tre giorni fa, mette insieme finora 240mila utenti, con 17mila reazioni e 7.500 commenti.

Fin qui, i numeri de Gli appunti di Giorgia.

Conte e Di Battista
Conte durante una diretta Fb da Palazzo Chigi.

C’è poi un altro aspetto, che riguarda la scelta e le ragioni che ad essa sottendono. Si tratta di un format che riprende quelli utilizzati durante la pandemia, quando tutti i leader parlavano direttamente agli elettori. In quel caso, i più attivi erano i governatori delle Regioni e alcuni leader di partito. Oltre ovviamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che gestiva l’emergenza e di cui abbiamo spesso analizzato l’operato (leggi qui). Oggi, la decisione vede un capo del governo che, fuori da emergenze nazionali, decide di portare avanti un nuovo format attraverso i suoi canali digitali.

Un modo per parlare direttamente ai cittadini, dai propri account personali (e non da quelli di Palazzo Chigi, come abbiamo analizzato qui). D’altra parte, evitare il passaggio intermedio della reinterpretazione del messaggio da parte degli operatori dell’informazione è per i personaggi politici un vantaggio molto grande. Vuol dire arrivare alle persone esattamente come intendono arrivarci: con quelle parole, quelle espressioni, quei contenuti. Per molti potrebbe trattarsi della fine della mediatizzazione come l’abbiamo conosciuta dai tempi di Enzo Forcella in poi, ma questa è una previsione difficile da fare.

In realtà, si può vedere la creazione e l’utilizzo di questo format come la coda lunga di un fenomeno che ho spesso analizzato (anche nel mio ultimo libro): la personalizzazione della comunicazione. Nel libro di Domenico Giordano “La Regina della rete” (Graus Edizioni, 2023) lo dice lo stesso Tommaso Longobardi, che gestisce la comunicazione digitale della Meloni. “Credo che il nostro percorso di crescita sui social sia direttamente relazionato alla sua valorizzazione sotto l’aspetto della comunicazione digitale. L’unica carta segreta della sua crescita è sempre stata la forza della sua figura.

Un’opportunità in più per battere sul tasto di quella che Rossella Rega e Sara Bencivenga chiamano identity politics¹. Vale a dire “la definizione di alcuni tratti dell’identità degli attori politici nonché, di riflesso, dei gruppi dei quali si vuole ottenere il consenso politico-elettorale”.

 

¹Rega-Bentivegna (2022), “La politica dell’inciviltà”, Laterza, pag.28.


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