Comunicazione (è) Politica

Draghi, la leadership silenziosa che rischia di fare scuola

06/03/2021

di Andrea Di Santo

Draghi, la leadership silenziosa come elemento fondante delle nuove dinamiche comunicative. Come si inserisce la leadership del capo del governo in un contesto comunicativo caratterizzato da un rumore continuo?

La leadership è un fenomeno di interesse primario della comunicazione politica e, ormai da anni, un fenomeno arrivato per restare. Conseguenza del crollo delle ideologie, per alcuni fautrice dello stesso, oggi è studiata principalmente come conditio sine qua non, imprescindibile per la creazione di consenso attorno alle figure dei “capi”.

I cittadini – è vero – cercano persone nelle quali identificarsi. In un secondo momento poi, valutano se questi sono capaci di risolvere i loro problemi e decidono se votarli. A mio parere, tuttavia, leadership non è soltanto leadership personalistica – come nel caso di Giorgia Meloni, spiegato qui da Domenico Bonaventura.

La comunicazione – di certo lo strumento più potente per la legittimazione della leadership – non è necessariamente il primo percorso per la definizione della stessa. Omnicanalità e campagna permanente sono fenomeni e, in alcuni casi, strumenti necessari per quei “capi” che devono comunicare per sopravvivere, per definirsi e per posizionarsi.

Mario Draghi ai tempi della presidenza BCE (fonte: Milanobiz)

Come insegna Draghi, tuttavia, la leadership è un fenomeno ben più complesso. Del quale, però, elemento principale e fondante resta sempre uno: il prestigio.

Con Draghi, la leadership silenziosa sembra attingere proprio a questo elemento.

In poche settimane e praticamente senza comunicare, il gradimento degli italiani intorno alla sua figura è salito fino ad arrivare al primo posto tra i leader. Spinto dalla convergenza quasi assoluta di tutti i partiti dell’area parlamentare sulla sua figura.

Non ha bisogno di Facebook o di Twitter: è il suo nome a comunicare.

É il suo nome a portare consenso ed è intorno a questo che nasce e si forgia la sua leadership.

In seconda analisi, però, è da considerare che quel prestigio è intrinseco alla sua esperienza da Governatore della Banca d’Italia e da presidente della BCE. Oggi verrà messo alla prova dal suo nuovo ruolo come capo di governo.

Sarà necessario, dunque, che quella legittimità incisa sulla pietra dal “whatever it takes” sia confermata da nuovi fatti capaci di suffragare il prestigio della sua leadership.

Mario Draghi, come ha ben dimostrato in queste settimane, sarà un leader che si farà sentire molto, anche se farà ben poco rumore.

Sarà un presidente di discorsi – presumibilmente pochi e mirati -, non di memes.


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