Comunicazione istituzionale, non politica: la scelta di Silvio
Comunicazione istituzionale e comunicazione politica sono divise da un confine molto sottile.
Tra gli attori politici, tuttavia, c’è chi ce l’ha ben chiaro e ha fatto una scelta. É il caso, a mio avviso, di Silvio Berlusconi. Che, dopo aver praticamente inventato la comunicazione politica moderna, l’ha lasciata agli altri, ripiegando su quella istituzionale.
Da tempo, infatti, Forza Italia (cioè il suo fondatore) ha operato una sorta di riposizionamento all’interno dello scacchiere politico. La spinta di Lega e FdI da destra e l’avvento di partiti quali Italia Viva e Azione, che puntano anch’essi a un elettorato di autonomi, partite Iva e imprenditori, ha consigliato a Berlusconi di scegliere una via precisa.
Questa via si chiama istituzionalità, e naturalmente la si raggiunge attraverso una comunicazione istituzionale.
Già da prima della crisi sanitaria, quindi da oltre un anno, il Cavaliere pare quasi non parlare più di politica, ma di istituzioni. Il suo è naturalmente un messaggio continuo a quella parte di elettorato, tendenzialmente di Centrodestra, che non gradisce l’inflessibilità di Salvini (soprattutto) e della Meloni nei confronti del governo.
Non è un caso che il mantra di Berlusconi sia la responsabilità. Se già prima della pandemia ciò si riduceva a un atteggiamento poco incline alla polemica, il periodo dell’emergenza sanitaria ne ha amplificato il senso. Come ho cercato di spiegare nel mio libro “Virus, comunicazione e politica” (Aracne), in uscita a gennaio, la comunicazione del leader di Forza Italia parte da una formula a lui molto cara: la collaborazione istituzionale.
In questo modo, cerca di ottenere un duplice obiettivo: sfilarsi dal linguaggio “sovranista” imperante a destra e posizionarsi come riferimento di quell’elettorato richiamato in precedenza¹.
Due obiettivi che vengono perseguiti attraverso quello che ho definito “schema a filiera” e che si evince scorrendo i suoi social nel periodo della chiusura. Con rarissime eccezioni, la pagina di Berlusconi ospita solo e soltanto clip di tg Mediaset. Queste ultime sono a loro volta servizi su interviste rilasciate a testate cartacee o prese di posizione divulgate attraverso semplici meme.
É proprio dei meme, strumento comunicativo “fresco”, immediato, che il Cavaliere fa un larghissimo utilizzo.
Molto più degli altri leader. Una scelta dettata probabilmente dalla volontà di non offuscare quel lato giovanile della sua immagine, che in molti gli riconoscono.
Questa è un’altra faccia della comunicazione istituzionale di Berlusconi. Ognuno di essi è infatti costruito secondo uno schema preciso, che prevede una frase d’impatto, il logo di Forza Italia, a volte quello del Ppe e poi la firma di Berlusconi stesso.
Tanti, dunque, gli strumenti utilizzati per fare comunicazione. Sempre con un occhio al governo, alla collaborazione istituzionale e alla responsabilità.
Una modalità che alla lunga per qualcuno ha pagato. Tanto che, nei giorni scorsi, un sondaggio² di Ipsos sul Corsera accredita il partito di un ottimo 9,3%, in netta risalita.
¹ Qui la mia analisi dell’aprile scorso sulla strategia comunicativa di Berlusconi.
² Il sondaggio di due giorni fa sul Corriere della Sera: qui.