Salvini e la bulimia comunicativa. Anche a Natale
Forse non a tutti, ma a molti la vicenda che vede protagonisti Matteo Salvini e la sua strategia comunicativa ha ricordato sin da subito un’altra strategia.
Indovinato. Il primo a usare il proprio privato come leva per la propria affermazione pubblica fu Silvio Berlusconi. Era il 1994, l’anno della celeberrima “discesa in campo”, quando si mise in moto una macchina pubblicitaria spaventosa, al punto da dare vita a quello che poi è stato definito (e studiato) come “marketing politico”.
Oggi, ventiquattro anni dopo, non ci sono promesse di miracoli italiani, non ci sono fotostorie da inviare a tutti i civici d’Italia e non ci sono reclutamenti all’interno del personale dirigenziale di Publitalia ’80 (non a caso, il braccio pubblicitario del Gruppo Fininvest) e dei presentatori di Canale 5. I tempi sono cambiati, i mezzi di comunicazione a cui ci si affida pure. Ma il tema di fondo, quello no. Il privato viene (ab)usato per costruirsi una figura pubblica.
L’unica differenza ravvisabile riguarda la famiglia: fin quando ovvie ragioni non gliel’hanno impedito, Berlusconi l’ha utilizzata come potentissima leva per far breccia nel cuore degli italiani, sempre sensibili al tema. Salvini la tiene invece completamente fuori dalla sua comunicazione: l’unico cenno lo ha riservato a Elisa Isoardi, peraltro mai neanche nominata, quando quest’ultima ha spiattellato via social la fine della loro storia.
Un dato però è certo: la propria figura pubblica poggia sui pilastri del proprio privato. E se si scivola su quest’ultimo…
In alcuni casi, la nuova politica mediale è un mix incredibilmente assortito tra le due sfere dell’esistenza di un uomo che vive la cosa pubblica. Salvini non ha aziende da esibire, ville da ostentare, cachemire da indossare. Ma ha degli account da gestire. E sono – verosimilmente – un’arma che sprigiona una potenza di fuoco paragonabile alla rivoluzione che a suo tempo fu condotta per mano della politica che irrompe nella televisione.
Questo il segretario della Lega, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno lo sa talmente bene che ne fa un uso spropositato, sul filo dell’abuso. Un esempio plastico è quello del giorno di Natale. Uno pensa “vabbè oggi se ne sta per conto suo, con i figli”. E invece no. Su Instagram Salvini pubblica, nell’ordine:
- foto-cartolina sul Santo Natale;
- foto di una mucca della Valtellina con un cappello da Babbo Natale;
- tripletta di video della manifestazione della Lega l’8 dicembre 2018 a Roma;
- video del suo messaggio di auguri alle Volanti della Polizia di Milano;
- foto di un tramonto (didascalia: “Che pace. Buon pomeriggio, Amici: che fate di bello?”);
- autoscatto con “neve alle spalle e cioccolata calda in mano, pronto a scartare i regali di mio figlio”;
- video di auguri realizzato dai Vigili del Fuoco.
Una attività bella corposa, non c’è che dire. Ma abbastanza scarsa se paragonata a quella di una settimana prima, quando la giornata instagrammatica di Matteo Salvini si svolge così:
- foto con articolo di Huffington Post sulla “omelia choc di un prete”;
- foto di sé stesso in giubba da poliziotto sull’espulsione di un somalo arrestato per terrorismo;
- tripletta di immagini (con Tricolore sempre in bella vista) su “immobile confiscato alla ‘ndrangheta e consegnato alla Guardia di finanza”;
- foto sulla consegna, a Genova, della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Bandiera dei Vigili del Fuoco per l’operato dopo il crollo del Ponte Morandi;
- foto con tramezzini e mini-panini e didascalia “ricco pranzo del ministro”;
- doppietta di immagini della sua partecipazione all’Assemblea degli amici di Confagricoltura;
- foto della nota presa in classe da un alunno “per questo terribile crimine: la foto di Salvini come salvaschermo di un computer”;
- immagine che ritrae un articolo sulla Direttiva Bolkestein e “una nuova vittoria di un’altra storica battaglia della Lega”;
- video di un servizio del Tg5 sul fermo del somalo accusato di terrorismo;
- poker di immagini scattate durante il Concerto di Natale della Banda della Polizia di Stato, a Roma.
Insomma, un lavoro frenetico da parte del ministro, e naturalmente del suo spin doctor (o social megafono, come ama definirsi) Luca Morisi, che danno la cifra della sua volontà precisa – frutto di una strategia altrettanto precisa – di dettare l’agenda, di imporre i temi da trattare nel dibattito politico. E pazienza se la Nutella di politico ha poco o nulla.