Bufale, ma quanto guadagna chi le inventa?
Bufale, chi ci lavora trova sempre un argomento da spolpare.
I bufalari sono perennemente alla ricerca di temi su cui costruire notizie false, cioè quelle che i più bravi chiamano fake news. E lo sono per la volontà di infangare una persona o di testare le reazioni del pubblico.
O perché, come vedremo a breve, il guadagno non è dei più modesti. Anzi.
Quello delle bufale è ormai considerato un vero e proprio tormento nell’annoso processo di formazione di un’opinione pubblica consapevole.
Se una volta il problema reale era quello dell’obiettività di una notizia, oggi a questo si aggiunge quello della sua fondatezza. Se ci metti un attimo la testa sembra pazzesco, eppure è così.
C’è qualche segreto per non lasciarsi ingannare? Nel pezzo di domani li vedremo nel dettaglio. In linea di massima, però, occhio a notizie o condivisioni che provocano reazione immediata: sdegno, rabbia, ira. Tutti sentimenti “di pancia” che hanno un duplice effetto:
- contribuire a veicolare falsità;
- formare nel pubblico, per quella specifica tematica, un’opinione basata su un falso.

L’ex presidente della Camera Laura Boldrini è stata vittima di una serie di bufale che hanno coinvolto suoi fantomatici parenti. L’accusa a questi ultimi era quella di essersi arricchiti approfittando del suo ruolo istituzionale.
Quella qui di fianco è forse la prima “bufala Docg”: questo link ha ottenuto centinaia di migliaia di condivisioni di utenti indignati.
Ha avuto l’unico effetto di generare un pensiero completamente distorto dal fatto che, semplicemente, si trattava di una denuncia inventata. Una dinamica perversa che nel tempo si è ripetuta per numerosi politici, di qualunque schieramento.
In questo caso, quindi, chi ha inventato la notizia ci ha realizzato un guadagno senz’altro mostruoso.
Già, perché Google Adsense può riconoscere anche 2 euro ogni mille visualizzazioni. Moltiplicato per le centinaia di migliaia (nei casi più fortunati arriviamo a milioni) di visualizzazioni, viene fuori una cifra di tutto rispetto.
Perché il sistema si regge come sempre sulle pubblicità, e le pagine di bufale – guarda un po’ – ne sono piene.
Alcuni “bufalari professionisti e poi pentiti” hanno dichiarato che guadagnavano anche diecimila euro al mese. Stessa cifra (ma in dollari) che incassava Paul Horner, uno che confezionava notizie inventate, ai tempi della campagna elettorale a stelle e strisce.
Addirittura, lo stesso Horner ha confessato che per contenuti particolarmente virali quella cifra la faceva in un giorno!
Domani vedremo quali sono i segreti che possono aiutare a riconoscere una bufala ed evitarla.
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