Infodemia, ecco la vera malattia da Coronavirus
Infodemia, si chiama così.
Si intuisce dall’etimo, è l’epidemia da informazione. La strutturazione “sanitaria” della parola non è affatto casuale, riferendosi alla situazione che il mondo sta affrontando in relazione al Coronavirus.
L’infodemia, naturalmente, è il risultato della fame di notizie che tutti oggi manifestano.
Una fame alimentata dall’attenzione elevatissima (per alcuni eccessiva e ossessiva) che gli stessi media hanno riservato alla tematica. In casi come questo, forse più che in altri, il rischio-bufale è dietro l’angolo. E puntualmente si è concretizzato.
Ovunque, anche in Italia, sono comparse notizie palesemente false. Come la finta schermata del Televideo che parlava di un caso sospetto vicino Livorno e citava la Usl (anzichè Asl,come si chiama da ormai due decenni).
Insomma, se la mole di notizie può sfociare nell’allarmismo quando arriva a toccare livelli elevati, la produzione di bufale di certo non aiuta. Proprio per questo, persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in piedi una squadra di debunker per smontare le fake news che girano sul Coronavirus.
I social, però, non sembra siano rimasti inermi a osservare questa pericolosa crescita del rapporto tra Coronavirus e fake news.
Facebook, ad esempio, parla esplicitamente di “rimozione dei contenuti che potrebbero causare danni fisici“. Il riferimento è alle bufale sui rimedi anti-Coronavirus, cioè la Tachipirina o, addirittura, un sorso di candeggina.
Anche altre piattaforme hanno combattuto l’infodemia. Twitter, che sul virus ha ospitato ben 15 milioni di post in 4 settimane, ha sospeso il profilo da cui era partita la regina delle bufale, quella della “nascita programmata” in laboratorio.
C’è però un elemento da conoscere. Sia Twitter che Youtube per ora non considerano una violazione delle loro condizioni la diffusione di informazioni inaccurate sulla salute. Come Facebook, si limitano a dare spazio e visibilità ad altri contenuti.
E TikTok? Il social cinese, nella versione inglese – ma non in quella italiana – ha aggiunto un riferimento all’Oms per chi cerchi l’hashtag #coronavirus.
Il consiglio è sempre lo stesso: qualunque cosa si legga, massima attenzione.
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