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Riconoscere una bufala ed evitarla: si può, ecco come

07/02/2020

Riconoscere una bufala ed evitarla: si può, ecco come

Riconoscere una bufala è possibile? Il lettore va a naso o ha qualche carta da giocare?

La combinazione delle due, senza dubbio. Diciamo che i fruitori più assidui di contenuti hanno ormai più o meno imparato a riconoscere le notizie fake da quelle vere.

Il problema è che, riagganciandoci al pezzo di ieri (che trovi in calce), “Fake news, real impact”. False notizie ma impatto reale.

Freschissima e indicativa la ricerca (link in calce) sul rapporto tra giovanissimi e notizie, con particolare riguardo proprio alle bufale.

Eppure, al contrario di ciò che invece sembrerebbe  un concetto che si è affermato nel tempo, non vale soltanto per i social, ma anche per i media cosiddetti tradizionali. Nel tranello delle bufale ci sono cascati anche giornali e telegiornali.

Pensiamo alla notizia, riportata qui sotto, del presunto ricovero di Di Maio. Repubblica, come si vede, la pubblica come ultim’ora senza neppure un condizionale, ma dandola per certa, evidentemente senza verificarla.

Ma, per essere più attuali pensiamo alla presunta sassaiola contro un gruppo di cinesi avvenuta in un comune della Ciociaria. Tutto riportato da un professore che l’aveva sentito da una collega la quale l’aveva letto da una chat di cinesi in Italia eccetera (l’assenza di virgole è del tutto voluta).

La bufala (su Repubblica) del ricovero di Di Maio

Anche in questo caso, i media (tradizionali e digitali) riportano la notizia senza verificarla, salvo poi doverla smentire. Ciò a testimonianza che nessuno è infallibile, e che tutti, anzi, si fanno prendere la mano, la penna e la tastiera quando si tratta di favorire la propria linea editoriale.

E allora, esiste qualche segreto per riconoscere una bufala e quindi evitarla?

Certo che esiste. Più che qualche segreto, si tratta di qualche contromisura che il lettore può adottare. Con una precondizione: visti i tempi, è bene porsi in maniera critica e non supina di fronte alle notizie che ci trova davanti.

  1. Incrociare le fonti. Da lettore, cioè, diventare un po’ giornalista: controllare se la notizia sia stata pubblicata anche da testate maggiori (ma abbiamo visto che l’infallibilità non è di questo mondo).
  2. Fare “un colloquio” all’autore: chi è? Cos’ha scritto in passato? Dal momento che nessuno mette il proprio nome sotto a una bufala, se non riesci a reperire nulla, puoi cominciare a insospettirti.
  3. Controllare l’attualità del fatto. Spesso le bufale vengono riprese, rimodellate e riproposte. Scoprirle, in genere, non è impresa ardua.
  4. Leggere il pezzo e verificare le immagini: non fermarsi al titolo, che spesso, per attirare lettori, è urlato e fuorviante. Quanto alle immagini, salvarla e cercarla su Google restituisce la sua origine.
  5. Non sarà come “sparare”, ma prima di condividere, pensa. Chi produce bufale fa leva proprio sull’aspetto emotivo. Valuta bene se quel pezzo meriti di essere divulgato: le condivisioni contribuiscono alla formazione di un’opinione su quell’argomento.
  • Leggi qui la prima parte del nostro mini-focus sulle bufale: quanto ci guadagna chi le pubblica?
  • Qui i numeri sull’ultima ricerca, presentata dal Moige, su giovani e fake news.

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