Comunicazione (è) Politica

Renzi si riprende la scena: la narrazione per tornare protagonista

21/08/2019

Renzi si riprende la scena: la narrazione per tornare protagonista

Renzi di nuovo al centro della scena: porte aperte a un governo istituzionale, ma chiuse a una sua partecipazione.

L’intervento in Senato dell’ex presidente del Consiglio contiene in sé tutti i tratti distintivi e peculiari del personaggio. Eloquio scorrevole e gradevole; alternanza studiata tra serietà e ironia; linguaggio del corpo classico, e pure quello studiato.

Ma come ha fatto a riprendersi il centro del proscenio?

In apertura di analisi, va detto che la precondizione su cui sapeva di poter contare è politica: la composizione dei gruppi parlamentari. Le liste delle scorse elezioni politiche furono infatti compilate proprio da lui, che ora si trova dalla sua parte il 70% per cento di deputati e senatori.

Su questo elemento ha basato la strategia messa in campo in questi giorni.

Un post di Matteo Renzi pubblicato stamane

Nella sua attività tesa a una nuova centralizzazione della propria figura, dunque, non si può negare che Renzi sia stato facilitato. Perché difatti, se il suo segretario parlava di elezioni a governo caduto, a dettare la linea è sempre stato lui. Un po’ come fosse il segretario di sé stesso. Proprio perché è in Parlamento che si fanno e disfano alleanze.

Se l’8 agosto è la data cardine di questa crisi – con la dichiarazione ufficiale di Salvini di una mozione di sfiducia al governo -, in tre giorni Renzi prepara il campo per rituffarsi nell’agone, spesso messo da parte a cavallo di Ferragosto.

Dalla sua pagina Instagram – 202mila seguaci – è evidente un cambio di rotta sui temi trattati: da foto su Marcinelle e video strappalacrime su giudici americani si passa a contenuti di tipo squisitamente politico. Si comincia con comizi e avvisi sul rischio di cancellazione degli 80 euro.

E in questa fase che conia l’epiteto-hashtag #CapitanFracassa, indirizzato al ministro dell’Interno.

Chiede le dimissioni dei vertici dell’esecutivo (“Anche di Conte, se qualcuno si ricorda di avvisarlo”, scrive sempre l’8 agosto).

Da quel momento, il suo obiettivo diventa proprio Salvini. Al netto di alcune virate ironiche contro Fico, Toninelli e Di Battista, il segretario della Lega è nel centro del suo mirino. La ragione viene fuori, naturalmente, dall’intervista dell’11 agosto al CorSera, quando propone un “Governo No Tax” per mettere in sicurezza i conti.

Il Word Cloud dell’intervento in Senato di Renzi (fonte: Pier Luca Santoro – DataMediaHub)

Nella didascalia che presenta l’intervista, spiega che un leader non può solo commentare ciò che accade: deve dare una visione”. Il leader, naturalmente, è lui. Del suo segretario, neanche l’ombra. Alla linea adottata all’unanimità dalla direzione del Pd (elezioni) nemmeno un accenno. Un one man show che attira tutto su di sé.

Renzi porta avanti il proprio gioco, la propria linea personale, forte, appunto, della maggioranza schiacciante all’interno dei gruppi parlamentari. A votare saranno loro, non certo la direzione del partito. Nei suoi post, non c’è attacco al M5S, anzi c’è un amo lanciato a “chi mi ha ferito e ha ferito la felicità della mia famiglia”.

C’è posto, nei giorni seguenti, per immagini “da leader”: a Basovizza e a Sant’Anna di Stazzema, ad esempio. Poi tra la gente, in Parlamento. E ancora, un ricordo di Nadia Toffa e uno del Ponte Morandi. Altri post sempre rivolti a Salvini, chiamato ancora #CapitanFracassa.

Una narrazione, quella di Renzi, con una strategia ben chiara dall’inizio – isolare la Lega e tirare a sè il M5S -, che vede il suo epilogo in Senato.

Il discorso a Palazzo Madama è un sunto in undici minuti di quanto scritto e pubblicato nei tredici giorni precedenti. Può aiutare in tal senso il Word Cloud pubblicato da Pier Luca Santoro, fondatore di DataMediaHub (seconda foto e qui).

Il gioco di parole tra “colpo di Stato” e “colpo di sole” è il fulcro dell’intervento. “Questo è il Parlamento, ministro Salvini, non è il Papeete”. È il fulcro perché da qui in poi è un climax continuo, con toni sempre più alti, che si conclude con la disponibilità a votare un governo con il M5S.

Se avrà visto giusto o meno, e se davvero non entrerà nel governo per farlo cadere al momento opportuno, lo vedremo nei prossimi mesi. Sempre tenendo d’occhio la sua narrazione.


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