Leopolda 10, la narrazione che comunica ciò che non c’è
Leopolda 10 è il simbolo di un modello di comunicazione quasi da “fumo negli occhi”.
Non è l’archetipo di questa pratica, ma sarà a sua volta esempio per altre azioni similari.
La Leopolda 10 come uno di quei raduni nei palasport della NBA.
In sostanza, se dai uno sguardo alla narrazione dell’evento – in particolare a quella che ne dà Matteo Renzi -, ti sembra di avere a che fare con una convention americana.
Dal video in time laps alla diretta che svela il nuovo logo. Dalle immagini delle file di prima mattina fino a quelle delle “duemila persone rimaste fuori”. Tutto fa sembrare che sia presente una platea sterminata di italiani vivi. Tutto dà l’idea che l’idea di Renzi sia stata accettata e seguita da una larga parte dell’elettorato.
Può essere, perché no. Ma allora – la domanda naturalmente è questa -, come mai tutti gli Istituti di sondaggi accreditano Italia viva del 4-per-cento-massimo-5?
Una risposta possibile potrebbe esserci. Matteo Renzi ha sempre posto la propria figura come quella dell’uomo forte, carismatico. L’uomo che riesce da solo, rimangiandosi buona parte del suo percorso politico più recente, a fare un governo con i nemici senza che tra i suoi qualcuno si alzi in piedi e lo contesti (se ne contano solo due: Richetti e Calenda).
Guarda lo spot di presentazione. Non è un video sul nuovo partito, è un video su Matteo Renzi (che si vede uscire da un portone chiuso: ma questa è un’altra storia). Un prodotto che è parte fondamentale della narrazione che ha trasformato in un evento la reunion di un partitino.
E questa narrazione ha evidentemente colpito nel segno, se è vero che per la Leopolda 10 si è mosso un popolo.
Lo ha fatto in maniera massiccia, con un rapporto altissimo elettori potenziali/militanti presenti a Firenze.
E lo ha fatto perché il capo ha caricato l’evento a pallettoni, colorandolo del doppio sapore dell’attesa – la presentazione del logo scelto dai militanti con una consultazione in rete – e della svolta, utilizzando anche il confronto di martedì scorso con Matteo Salvini (vedi qui).
L’uomo forte calamita, è un magnete. Muove le masse, e ciò è vero da che mondo è mondo. Ma anche da che Leopolda è Leopolda.