Giornalista virtuale, l’esperimento firmato Datamagazine.it
Giornalista virtuale, Datamagazine.it avvia un esperimento sociale.
Un modo per capire se e quanto l’Intelligenza Artificiale potrà sostituirsi all’uomo nel lavoro di redazione. “É un esperimento che stiamo facendo per comprenderne i limiti“, ci spiega Christian Tosolin, direttore responsabile del portale attento alle ultime frontiere dell’innovazione digitale.
All’interno della redazione di Data Magazine, il giornalista virtuale ha anche un nome e un volto (foto in calce). Si chiama Michele Graninna, anagramma di Machine Learning. Le sembianze sono invece il frutto di un algoritmo: mettendo insieme migliaia di micro-segmenti di volti umani, ne viene fuori uno, che è un pezzo unico.
Ma a parte questo, non c’è il rischio che il giornalista virtuale tolga spazio a quelli reali?
“L’obiettivo è quello di velocizzare il lavoro, non di sostituire il giornalista”, chiarisce Tosolin. “Naturalmente, il prodotto del redattore virtuale deve essere sempre rivisto. Così come restano tutti quegli obblighi – verifica delle notizie e incrocio delle fonti, ad esempio – propri del lavoro giornalistico ‘umano’. Insomma, questo esperimento abbatte i tempi di lavoro creando bozze e estrapolando dati”.
Tosolin, da sempre occhio vigile sulle innovazioni connesse al mondo del giornalismo e della comunicazione, ha voluto sperimentare. “Mi sono detto: capiamo quali sono eventuali rischi e limiti per la professione. Così, abbiamo cominciato a pubblicare alcuni pezzi scritti con un sistema di Intelligenza Artificiale basato su GPT-3. I risultati non sono molto dissimili dagli articoli scritti da giornalisti veri. E anche i riscontri sono molto positivi“.
Certo, si tratta di articoli molto didascalici, e non potrebbe essere diversamente. L’Intelligenza Artificiale raccoglie le parole e le “stende”, mentre “un umano entra nel merito, inserisce un punto di vista personale, addentrandosi nei meandri di ciò che sta scrivendo. L’essere umano dà un input a cui l’IA fa seguire un lavoro di stesura”.
Già nel 2018, in Cina fu sperimentato il primo conduttore virtuale di tg.
Ma è possibile che l’utilizzo del giornalista virtuale non comporti alcun tipo di rischio? “Molto dipenderà dai risultati che i colossi del settore riusciranno a raggiungere. Questo potrebbe ‘tagliare’ l’essere umano da questo tipo di lavoro. Altro rischio, invece, riguarda la tendenza di affidarsi troppo all’IA, mettendo in secondo piano la necessità di verificare le notizie. Ma la tecnologia – conclude Tosolin – non deve essere vista come una minaccia per il giornalismo, bensì come una opportunità per migliorarlo”.
- Qui l’articolo di Datamagazine.it che presenta il giornalista virtuale.