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Giornalismo costruttivo, contro il malumore da notizie

10/07/2019

Giornalismo costruttivo, contro il malumore da notizie

Giornalismo costruttivo come chiave per combattere il malumore da notizie?

Pare proprio di sì. Il fatto è stato (ri)sollevato da alcuni pezzi di Silvio Malvolti su Agi.it. In uno (qui), il collega parla del rapporto tra le notizie e il cattivo umore.

Prim’ancora, nel 2011, era stato l’EuroDAP, che studia i disturbi da attacchi di panico, a certificare questa correlazione.

Ecco, di seguito, una lista di cose che probabilmente non sapevi proprio sulla relazione tra giornali e malumore.

  1. Stando al Reuters Institute Digital Report dello scorso anno, il 47% degli intervistati ha confessato di non informarsi più perché le notizie generano effetti negativi sul loro umore.
  2. Il 37% sostiene di non avere più fiducia nelle notizie.
  3. Il circuito di notizie negative genera un impatto economico negativo sul Servizio Sanitario Nazionale di circa 200€ a testa per curare patologie “stampa-correlate”.

Alla base di tutto ciò, un fenomeno che si sta diffondendo per le ragioni che già sappiamo (social, bufale e tutto il resto): la spettacolarizzazione a ogni costo della notizia. Per non parlare del titolo, sempre più e solo uno strumento per attirare lettori, spesso in modo ingannevole.

Sempre Malvolti e sempre su Agi.it, ma in un altro pezzo (qui), fornisce una proposta di soluzione. Si chiama giornalismo costruttivo, e non è altro che un mutamento dell’approccio dei giornali al modo di fare informazione.

Domande diverse, racconti diversi dei fatti, così da fornire un quadro completo delle vicende e riguadagnare la fiducia persa negli anni.

Insomma, continuare a denunciare ciò che non va ma presentare al pubblico anche “buone pratiche” del vivere quotidiano, che possano essere da esempio.

La sede del New York Times

Una dinamica sperimentata con successo da alcuni editori all’estero: BBC nel Regno Unito, la tv di Stato danese DR, quella norvegese URK e il New York Times negli Stati Uniti. Una mossa che ha consentito a questi editori di recuperare i lettori persi negli ultimi due decenni di cattiva informazione.

A questo fine, in Italia è nata l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo (qui).

Ma la stampa, nel modello democratico-corporativo e in quello liberale ha radici e sviluppi un po’ differenti rispetto a quella del modello pluralista-polarizzato, cioè mediterraneo. Ma questa è un’altra storia su cui torneremo.


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