News Velocità Media

Della campagna elettorale: trasformismo e vincolo di mandato

10/08/2022

Della campagna elettorale: trasformismo e vincolo di mandato

di Francesco Napolitano 

Per dirla con Carlyn Warner, “anni fa le fiabe iniziavano con ‘C’era una volta…’. Oggi sappiamo che iniziano tutte con ‘Se sarò eletto…’”.

Del resto, ci è noto che ogni campagna elettorale che si rispetti reca con sè i vessilli delle promesse e dei giuramenti. E ci è noto che il confine che i politici oltrepassano con facilità è il limite di parola.

Si pensi che perfino un illustre Nikita Krusciov era solito affermare che “gli uomini politici sono uguali dappertutto. Promettono di costruire un ponte anche dove non c’è un fiume”.

A proposito di vessilli, per assonanza ci tornano in mente le bandiere che sventolano dinanzi alle prime brezze elettorali. Se per De Gregori “pioggia e sole cambiano la faccia alle persone” (noi aggiungeremmo anche ai politici) a maggior ragione in politica i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti, Andreotti dixit.

Il trasformismo è un fenomeno attuale, Insieme per il Futuro, e vecchio nel tempo, quale prassi inaugurata dal celebre Agostino Depretis, precursore di un agire politico incentrato nella ricerca spasmodica di maggioranze ottenute ad ogni costo, col fine utilitaristico di inglobare uomini di qualsiasi schieramento a scapito della dialettica governo-opposizione.

Cambi di casacca in Parlamento dal 2018 al 2020

Nel già incrinato rapporto fra elettori ed eletti, il tema del trasformismo, dogma incrollabile delle cose viventi, è in parte legato al tema dell’assenza del vincolo di mandato.

Se un parlamentare ha il diritto di agire liberamente e sempre liberamente di attenersi o meno alle istruzioni ricevute da coloro che lo ha nominato, può così facilmente decidere di cambiare gruppo politico di appartenenza nel corso di una legislatura.

Così, la modifica dell’art. 67 Cost. e la conseguente introduzione del mandato imperativo, o vincolo di mandato, potrebbe costituire un rimedio per frenare la mobilità di deputati e senatori all’interno dei diversi gruppi parlamentari, i sistematici valzer e girandole di cambi di casacca, i passaggi spesso transitori nel cosiddetto Gruppo Misto.

Nell’excursus di elementi distintivi che compongono l’immaginario di ogni campagna elettorale, non può non farsi cenno al costante e tipico autoassolvimento da responsabilità, agli alibi con cui ripararsi, alla perenne ricerca di qualcuno da incolpare, al caratteristico scaricabarile.

Le colpe sono da attribuire ora alle amministrazioni ed ai governi precedenti, ora a meccanismi decisionali che rendono difficile l’ars di governo. Un esempio non a caso è costituito dal celebre capro espiatorio della legge elettorale.

Il camaleontismo di Depretis è passato alla storia

Per fare chiarezza, nelle imminenti elezioni voteremo con il Rosatellum, legge elettorale che prevede un mix di maggioritario e proporzionale in quanto un terzo dei seggi di Camera e Senato verrà assegnato con sistema maggioritario, mentre gli altri due terzi saranno attribuiti secondo il sistema proporzionale attraverso un meccanismo di listini bloccati, così come determinato dalla legge n.51/2019.

La soglia di sbarramento per la parte proporzionale impone che i seggi siano ripartiti tra liste che ottengono almeno il 3%, mentre lo sbarramento per le coalizioni è del 10%.

I partiti facenti parte di una coalizione ottenenti tra l’1% e il 3% riversano i loro voti in proporzione alle altre liste della coalizione che hanno superato il 3%, mentre i collegi uninominali in cui vince il candidato che ottiene più voti, determinano una spinta da parte dei partiti ad allearsi e coalizzarsi nella ricerca del candidato più forte capace di prevalere sugli altri.

Nel frattempo, l’entrata in vigore della legge costituzionale n.1/2020 ha disposto la riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600 membri (400 deputati e 200 senatori elettivi) così comportando a legislazione elettorale invariata una conseguente modifica del numero dei collegi elettorali e dei rispettivi confini.

In questa scacchiera ognuno farà il suo gioco, muovendo le pedine in nome del bene pubblico, così si spera, e non in nome di un potere che logora chi non ce l’ha, ma logora anche chi lo possiede, perché in grado di spegnere gli ideali più alti e le intenzioni più ammirevoli.


    Written by:



    Leave a comment

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *