Comunicazione (è) Politica

Coronavirus e informazione, la processione di Conte

25/02/2020

Coronavirus e informazione, la processione di Conte

Coronavirus e informazione è il fidanzamento ufficiale degli ultimi giorni.

Tutti, nessuno escluso, a parlare del virus, alla stregua di consumati virologi. E tutti, al contempo, a fornire suggerimenti e consigli, spesso e volentieri non richiesti, su come agire per non causare allarmismo, panico e isterie collettive da svuotamento scaffali.

In tutto questo, è interessante analizzare come si sta muovendo il presidente del Consiglio, da cui dipende il dipartimento di Protezione civile.

Lo abbiamo visto un po’ dovunque, Giuseppe Conte, a mo’ di prezzemolino antipanico. Lo abbiamo visto correre, spesso in pullover e camicia, tra Giletti, la Venier, la Panicucci, la Daniele, la D’Urso (e di sicuro ce ne siamo persi molti altri).

Insomma, la strategia comunicativa per informare è evidente. “Fare densità a centrocampo”, tanto per attingere alla terminologia calcistica.

Tradotto, nel barcamenarsi tra coronavirus e informazione, l’obiettivo è quello di non lasciare scoperta nessuna fascia di pubblico.

Il presidente del Consiglio Conte nel corso del suo intervento a “Domenica In”, di Mara Venier

Difatti, Conte va in diretta con trasmissioni popolari che, unite tra loro come i puntini di un disegno, contribuiscono a raggiungere il numero più alto possibile di utenti, cioè di cittadini.

Si tratta evidentemente di una scelta consapevole. L’alternativa, probabilmente più lineare, sarebbe potuta essere infatti la classica conferenza stampa a reti unificate.

Magari preceduta da una breve ma massiccia campagna promozionale e, in ogni caso, da ripetere con grande frequenza. Un esempio è l’informativa che il ministro della Salute Speranza terrà alla Camera domani sera e che andrà in tv proprio a reti unificate.

Come detto, la massima autorità nazionale di protezione civile ha però scelto un’altra strada. Il suo staff gli ha consigliato di adottare una strategia di comunicazione che prevedesse un fuoco incrociato di orari e tipologie di trasmissione. A questo si aggiungono tutti i collegamenti in diretta con i diversi telegiornali.

Proprio i tg avrebbero potuto lavorare con maggiore agilità e avrebbero avuto minore difficoltà nel trasferire e amplificare le ultime notizie, anziché rincorrere il capo del governo in questo o quel collegamento.

Il tutto per raggiungere lo stesso obiettivo: informare i cittadini italiani.

  • Qui il presidente PA Social, Francesco Di Costanzo, spiega come si comunica in una crisi del genere.

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