Sgarbi e Scanzi, ovvero la pattumiera della comunicazione
Sgarbi e Scanzi, Scanzi e Sgarbi.
Alla voce “utilizzo dei social” si potrebbe tranquillamente riportare questo pessimo caso di studio. Un esempio plastico che fa rima baciata con il concetto di educazione.
I due eghi spropositati – sia consentito il discutibilissimo lemma: ma è la summa di un ego spropositato più un altro ego spropositato – si stanno disgustosamente rintuzzando da giorni via Fb. Un video dopo l’altro per parlare male l’uno dell’altro.
Conosciamo l’animo bipolare del primo: finissimo e autorevolissimo critico d’arte ma anche principe del turpiloquio nei salotti televisivi. Del modo di parlare dell’altro – ottima penna -, invece, conoscevamo finora qualche concessione a volgarità a volte eccessive. Ma nient’altro.
Invece, si vede che la possibilità che i social danno di arrivare a un pubblico numeroso elimina ogni tipo di regola di galateo da scambio di battute, anche polemiche.
La corrispondenza video-epistolare tra Sgarbi e Scanzi è diventata di una schifezza indicibile. Disgustosa. Da pattumiera della comunicazione.
Faremmo volentieri a meno di mettere il dito tra moglie e marito (e questi due sembrano esattamente quello). Ma ci sentiamo in diritto e in dovere di dire la nostra.
Non ci sfugge, infatti, che sono proprio i nostri colleghi più famosi e televisivi – non loro due, in realtà – a raccomandarci di tenere sempre un linguaggio consono e un comportamento da professionisti. Soprattutto sui social, dove i ragazzi ci vedono blablabla. Un po’ come per i calciatori.
Il turpiloquio, il linguaggio da bettola, l’autocompiacimento, lo sdoganamento dell’insulto come metro di comunicazione, l’amplificazione mostruosa del proprio ego. In questi video non si trova una caratteristica positiva che sia una.
Non pretendiamo che riflettano sul contegno che un professionista dovrebbe tenere. Ma davvero non si rendono conto della figura che stanno entrambi continuando a fare?
In alcuni stralci delle dirette video – di durata variabile dai 4 ai 20 minuti -, si rinfacciano i rispettivi risultati. “Mi dicono che è stato il terzo video più visto in Europa“, oppure “grazie ai milioni di visualizzazioni che ha fatto il mio ultimo video”.
E così via, lungo la strada della povertà assoluta. Di contenuti – pruriginosi e di livello infimo – e di utilizzo della piattaforma – elevata a nuovo salotto in stile “Uomini e Donne” dove dirsene di tutti i colori è ampiamente lecito, quando non d’obbligo.
Scannarsi in pubblica piazza è la prova provata di quanto, per alcuni, la vita abbia un senso solo al di qua dell’obiettivo.