Bastone, carota, detto e non detto: una campagna in dieci minuti
Salvini bastone e carota. Salvini che non dice ma dice (eccome se dice).
Oggi sotto i riflettori finisce la conferenza stampa che all’una della notte scorsa il capo della Lega ha tenuto in via Bellerio.
L’esito era già scritto. Il dubbio, semmai, riguardava di quanto la Lega avrebbe staccato il M5S. Oggi si può dire che ha esattamente il doppio dei voti dei pentastellati. “Cosa sarà del governo?”. Questa la domanda che tutti si facevano alla vigilia.
I dieci minuti esatti di conferenza stampa sono serviti a Matteo Salvini per rispondere al quesito e, forse senza volerlo, riassumere tutti gli assi portanti della campagna elettorale sua e suo partito.
- Cristianità. Salvini può nuovamente brandire il rosario e baciare la Croce senza, stavolta, che nessuno possa dirgli nulla. Ha avuto ragione lui, o meglio, gli italiani gli hanno dato ragione.
- Tutti contro. “Gli italiani hanno votato la Lega contro tutto e tutti”. Individuare un nemico per compattare le proprie truppe è un vecchio trucco della comunicazione politica (lui stesso è il nemico che il Pd usa allo stesso scopo). Evidentemente funziona ancora.
Poi viene fuori la sua grande abilità, ragione e conseguenza della sua ascesa: saper imporre l’agenda politica. Lo fa attraverso alcuni passaggi. Il primo è un detto, un pensiero chiaro ed esplicito al sapore di carota. Il secondo è un detto-non detto ben più severo, al sapore di bastone.
- “Usiamo questi consensi non per regolamenti di conti interni. Il mio avversario era e rimane la sinistra. Gli alleati di governo per me sono amici con cui da domani si torna a lavorare serenamente, abbassando i toni. Non utilizzerò neanche mezzo voto di quelli che gli italiani ci hanno concesso per chiedere mezza poltrona”.
- Pur senza farlo esplicitamente, Matteo Salvini detta l’agenda del governo. “Conto, da domani mattina, di riprendere in mano il contratto di governo e applicare tutti i temi che sono rimasti in sospeso”.
E’ qui il cambio di passo. Senza dirlo, Salvini lascia intendere che da oggi è la Lega a indicare priorità e necessità. “Riduzione delle tasse, autonomia regionale, decreto sicurezza, grandi opere bloccate, decreto crescita, sostegno ai disabili e alle famiglie”.
Si parte, neanche a dirlo, dal lavoro, dallo “shock fiscale”. Ma anche dalla Tav, su cui il M5S ha una posizione intransigente. Poi, uno per volta, tutti i temi elencati. Stavolta, cioè, sarà la Lega a stabilire tempi e regole. Quanto resisterà Di Maio al governo?