News Velocità Media

11 settembre 2001, il dramma nella prima di tre quotidiani

11/09/2019

11 settembre 2001, il dramma nella prima di tre quotidiani

11 settembre, nella nostra testa, vuol dire apocalisse.

Un’immagine che è parecchio vicina a quanto realmente accadde quel martedì di 18 anni fa.

Quando diciamo che l’11 settembre 2001 ha cambiato la rotta del mondo, diciamo una cosa che pare banale, ma che è verità.

Se chiediamo a chiunque, chiunque si ricorderà dov’era e cosa stava facendo in quel preciso momento.

La portata dell’evento, l’unicità, la drammaticità, la platealità. Tutto ciò, unito ovviamente al numero di vittime – poco meno di tremila – diede subito la certezza di quello che fino a quel momento non sapevamo. Non eravamo al sicuro. L’Occidente era più vulnerabile che mai.

Se ne accorsero tutti. Immediatamente. I commentatori in tv – inutile dire che tutte le reti interruppero tutte le trasmissioni per mandare in onda edizioni straordinarie e chilometriche dei tg – e i giornali del giorno successivo.

La rete conosceva gli albori della sua espansione e non ricopriva ancora quel ruolo dominante che ha oggi. Senza contare che l’accesso stesso a internet era ancora appannaggio di pochi.

Dunque, la scatola magica con i suoi continui aggiornamenti. Fu proprio la diretta televisiva del secondo aereo dirottato sulle Torri Gemelle a provocare un impatto emotivo sconvolgente.

Tanto da giustificare, agli occhi dell’opinione pubblica, le enormi spese in termini economici e di vite umane che gli Stati Uniti sostennero negli anni successivi fuori dai propri confini.

Ma anche i quotidiani del giorno dopo. Per leggere opinioni, approfondimenti, trame, curiosità inquietanti.

Ci si informava così, e anche i siti, per chi poteva visitarli, non avevano la stessa velocità, frequenza e abbondanza di aggiornamento di oggi.

Le Torri Gemelle fumanti viste dalla Statua della Libertà

Del 12 settembre 2001 custodisco gelosamente due quotidiani: La Repubblica e Il Giornale. E mi ritrovo ancora le prime 13 pagine del Corriere della Sera in formato Pdf, avute in dono da un amico “importante”.

Da una analisi ex post, emerge chiara una difficoltà, anche per i giornalisti: quella di controllare le emozioni. L’attentato avvenne intorno alle 14:45 (ora italiana), per cui vennero cestinati in un colpo tutti i punti fermi emersi dalle riunioni della mattina.

Ma è chiaro che l’emozione dell’11 settembre prese il sopravvento, se Repubblica scrive in prima che ci sono “ventimila morti”.

Quanto alla titolazione, Il Giornale si mantiene a “Migliaia di morti”, ma parla del “più grave attentato della storia”. Il CorSera è più netto: “Attacco all’America e alla civiltà”. Gli altri due, invece, si fermano all’America (Repubblica) oppure evitano del tutto (Il Giornale).

“Siamo tutti americani”, è il titolo dell’editoriale di Ferruccio de Bortoli, che anticipa una tendenza degli anni a venire.

Tutti e tre, però, citano subito Osama Bin Laden e evocano le conseguenze di un vero e proprio atto di guerra. Si mobilitano tutte le firme di punta e i corrispondenti dalle varie parti del mondo.

Parlano della circostanza – che si era vista solo nei film – in cui l’Air Force One preleva George W. Bush e lo trasferisce in una località segreta. Si comincia a parlare di terrorismo e di Kabul (“primi missili nella notte”, scrive da New York il corrispondente di Repubblica Vittorio Zucconi).

“L’America è stata colpita nel cuore stesso della sua modernità e nella fortezza invulnerabile del suo potere militare”, è uno stralcio dell’editoriale di Ezio Mauro.

“Li prenderemo”, dice Bush. Intanto, però, il mondo si è svegliato. E neanche tanto dolcemente.


    Written by:



    Leave a comment

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *