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Salvini detta l’agenda, il NYT accusa i giornalisti

24/01/2020

Salvini detta l’agenda, il NYT accusa i giornalisti

Salvini detta l’agenda, e non da oggi.

Ne abbiamo scritto pochi giorni fa (qui), senza sapere che due giorni dopo a sostenere la nostra tesi – e quella di molti altri analisti, in verità – sarebbe stato nientemeno che il New York Times.

In un pezzo firmato da Jason Horowitz, infatti, si parla non soltanto della capacità mediatica del segretario della Lega. Si parla anche della dipendenza del sistema mediatico dalle sue dichiarazioni.

L’articolo (puoi leggerlo qui) tratta l’influenza che lui riesce ad avere sul flusso di notizie.

Dopo aver sottolineato che Salvini detta l’agenda, Horowitz riporta un caso sfuggito ai più.

Ambientazione: Cesenatico, nel corso di quest’ultima campagna elettorale. I giornalisti lo braccano e lo pregano di rilasciare una dichiarazione. Lui usa il momento per decidere quale sarebbe stato il tema della conversazione.

‘Oggi non ho nemmeno letto i giornali’, dice Salvini, mentre si lancia alcune mentine in bocca. Apre il Corriere Della Sera sul cellulare e impiega un minuto a scrutare mentre i giornalisti aspettano in silenzio.

La sede del New York Times

Un giornalista della RAI consegna il suo microfono a un sostenitore locale di Salvini che gli sta accanto. ‘Facciamo sul processo e sulle morti su strada’, dice Salvini, facendo una pausa per raccogliere i suoi pensieri. ‘E andiamo’.

Quindi, gli chiedono del processo e delle morti su strada.

Insomma, un modo per dire quanto grande sia il cortocircuito che è venuto a crearsi tra Salvini e il mondo dell’informazione. Le sue dichiarazioni fanno notizia e i giornalisti ne cercano quotidianamente.

Non ci sarebbe granché di male se questo non li portasse a una vera e propria dipendenza e a un rapporto che sembra di subordinazione. Non domande – figurarsi se scomode -, ma domande “indotte”.

Noi cerchiamo la dichiarazione, tu scegli pure di cosa parlare, ma dammi una frase su cui possa montare un pezzo.

Attraverso la descrizione di questa dinamica, che a quanto pare è consolidata, il New York Times denuncia una sorta se non di marcimento, quantomeno di scadimento del ruolo del giornalista.

Responsablità di alcuni. Non di tutti, fortunatamente.


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