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Non solo digitale, ma rapporti umani: il “secondo binario” di Tosolin

05/10/2023

Non solo digitale, ma rapporti umani: il “secondo binario” di Tosolin

Non solo digitale, ma rapporti umani. É la strada consigliata da Christian Tosolin, direttore di Digitalepopolare.it.

Tosolin, social media manager del Comune di Trieste, è da poche settimane al vertice della redazione che cura i contenuti di questa testata, nata dall’unione tra Datamagazine.it e Cittadiniditwitter.it e edita da Fondazione Italia Digitale. Cinque collaboratori, più Tosolin stesso, che dal 19 settembre sfornano articoli e approfondimenti di qualità. “Con risultati apprezzabili. Partendo da zero – afferma il direttore -, oggi siamo a tremila utenti unici. Un buon punto di partenza, appunto“.

Digitale Popolare conoscerà il proprio “battesimo del fuoco” da domani, 6 ottobre, a domenica 8, durante il Festival del Digitale Popolare¹. Il cui claim, non a caso, è “Futura a misura d’umanità”.

Christian, Digitale Popolare nasce dalla fusione di due siti tematici e fortemente ambiziosi. Con quale obiettivo? 

Non vogliamo fare la mosca bianca nell’ambito del digitale, che già è popolato da molte testate tematiche. Vogliamo però rapportarci a un pubblico molto più ampio, non soltanto a quello che già tratta il tema. Vogliamo farlo attraverso la costanza nella pubblicazione prodotti editoriali e la consapevolezza degli argomenti: il metaverso, IA, sostenibilità digitale. Perché tutto ciò arrivi a un pubblico più ampio, utilizziamo un linguaggio semplice e non tecnico. La parola “popolare” è lì non per caso: è la nostra mission, il nostro obiettivo, il nostro modo con cui ci rapportiamo agli nostri utenti. Cercheremo di spiegare i vari passaggi di questa transizione: anche se corre a duemila all’ora, dobbiamo starle dietro. Dobbiamo tradurre in termini pratici i vantaggi della digitalizzazione, anche nel rapporto con la PA. Non parliamo solo di tecnologia ma anche di etica dell’utilizzo: la privacy delle persone, le regole del gioco da creare.

Christian Tosolin, direttore di Digitalepopolare.it

Questa fase storica vede al centro il dibattito sull’IA, sull’uso e – denunciano in molti – l’abuso che se ne potrebbe fare. Qual è la tua posizione sul tema? 

Mi capita di parlare con colleghi sono molto spaventati, perché convinti che l’Intelligenza Artificiale possa influenzare il futuro di quelle professioni che poggiano sulla creatività. Non credo ci sia il rischio che ChatGpt sostituisca il lavoro dei giornalisti. La creatività umana e la capacità di provare sentimenti ed empatia nei racconti non è propria dell’IA. 

Non solo digitale, dunque: lo strumento tecnologico può convivere con l’uomo?

Certamente sì. Quello che noi possiamo fare è sfruttare l’IA per velocizzare i processi e il lavoro che facciamo. Ma, al contempo, dobbiamo mettere molta attenzione: l’IA non fornisce risultati certi. Perciò, verificare le fonti è ancora più importante per un giornalista. In pratica, quando Chat Gpt dà una risposta è fondamentale andare a verificarla.

Qualcuno vede questo processo di digitalizzazione come un fenomeno estremo che rischia di estromettere dalla vita sociale quegli individui meno strutturati da questo punto di vista. É così?

É già così, e lo abbiamo visto nel recente passato. Durante la pandemia, quando tutti avevamo necessità dello Spid, gli anziani hanno rischiato di essere estromessi. Un pericolo scampato grazie all’aiuto di parenti o amici più giovani che li hanno aiutati. L’utilizzo esponenziale dell’IA e una digitalizzazione così spinta potrebbero ripresentare questa situazione persone. Ciò ci spinge a credere necessario un “secondo binario” nel rapporto tra enti e persone. Non solo digitale, cioè, ma anche fisico.  

Il logo di Digitalepopolare.it

Un altro tema molto caldo è il rapporto tra digitalizzazione e Pubblica Amministrazione. É chiaro che la PA abbia necessità del digitale, ma in che misura e in che modo? 

La Pubblica Amministrazione deve costruire percorsi di formazione e digitalizzazione per fare in modo che la strada sia accessibile a tutti. Ma anche in questo caso, solo digitale non può bastare. Deve esserci sempre la possibilità di un rapporto tra persone, perché questo è quello che ha portato la PA, con grande sforzo, ad avere un nuovo un rapporto con i cittadini. Altrimenti, l’utilizzo esclusivo di tecnologie quali i chatbot spersonalizza le relazioni. Vale anche per il privato, che deve però essere proattivo nel formare i propri dipendenti. Tutti devono entrare a trattare il tema.

Dunque non si può lasciare campo esclusivo al digitale?

Le persone trascorrono una media di tre ore al giorno sui social. Continuano ad avere rapporti con altre persone, ma sono mediati da schermi e smartphone. La tecnologia deve essere uno strumento per avere un rapporto con gli enti e con i loro servizi, ma non deve essere la totalità. I rapporti umani non devono sparire. Tutt’altro, devono essere alimentati. Altrimenti finiamo come nei romanzi di George Orwell.

 

¹ Leggi qui il nostro articolo sul Festival Digitale Popolare, che parte domani a Torino.


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