Il Foglio, Di Maio (quello “finto”) e la sorella della bufala
Il Foglio che intervista Di Maio che spara a zero su Salvini.
Una bomba, a prima vista. Ma anche a seconda, a terza, a quarta e a penultima vista.
Le fake news come nemico da abbattere, da sconfiggere, causa di molte delle distorsioni mediatico-politiche di oggi.
Siamo tutti d’accordo, e su questo si sono sprecate pagine e pagine e ancora pagine. Quella de Il Foglio dell’altroieri non è forse una fake news in quanto tale, ma dalle conseguenze ci si avvicina molto. Potremmo definirla una “sorella della bufala”.
I fatti. Alcuni giorni fa, il quotidiano diretto da Claudio Cerasa pubblica un’intervista (la trovi qui) a un politico di nome Di Maio. Dichiarazioni fortissime: Salvini è inadeguato al suo ruolo, nel governo ci sono divisioni profonde eccetera.
In tantissimi sui social ribaltano il pezzo o semplicemente parti di esso, con frasi e domande annesse. “Secondo voi chi ha detto queste frasi? Ma come fanno a stare ancora al governo insieme?!”. E via di questo passo.
Il tranello, difatti, è svelato solo in chiusura di articolo, dove si specifica come l’intervistato non fosse Luigi Di Maio.
“Ah, a proposito: ma non è incredibile che Salvini la settimana scorsa l’abbia scambiata per il Di Maio del M5s? ‘Si vede che lo considerava verosimile’, dice Marco Di Maio del Pd“.

Il Foglio, Di Maio: il danno era ormai fatto.
Personalmente, ho dovuto segnalare a tre utenti la reale identità del politico nell’intervista firmata “da”. Un evidente gioco e anche a prima vista simpatico, quello del Foglio di Cerasa, che però ha causato una distorsione nel dibattito politico.
Né più, né meno di quanto accade con le fake news. È per questo che l’ho definita la sorella della bufala.
A mio parere è sufficiente considerare un dato, che va a suffragare questa tesi.
In media, un terzo dei lettori di notizie apre un articolo ma neppure comincia a leggerlo. Il numero s’impenna al 90 per cento nei casi peggiori. Insomma, ci sono tantissimi internauti che si sentono lettori solo perché atterrano su un sito. E fa niente se di consultarlo non se ne parla proprio.
Proprio considerando questi numeri, risulta ancora più chiaro che chi gli articoli li scrive deve immediatamente chiarirne i contorni. Nel caso di un’intervista o di un colloquio, il soggetto che parla dev’essere subito specificato e riconoscibile.
Altrimenti, in un periodo dove la confusione sembra l’unica cosa che non manca, il rischio è soltanto di crearne dell’altra.