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Comunicatori digitali, la rivoluzione parte dalla Lombardia

06/11/2019

Comunicatori digitali, la rivoluzione parte dalla Lombardia

Comunicatori digitali che fanno i comunicatori digitali, e pagati per farlo.

Sembra di dire una banalità. E invece, visti i tempi, è una notizia del tutto nuova, quasi rivoluzionaria, quella che arriva dalla Lombardia.

L’Ordine dei Giornalisti regionale e l’Unione Artigiani della Provincia di Milano, Monza e Brianza, hanno sottoscritto un accordo che tende a dare centralità e dignità proprio alla figura del giornalista e, più in generale, del comunicatore.

I comunicatori digitali finalmente vedono riconoscersi – almeno su carta: ma è già tanto – professionalità, competenza e adeguata remunerazione.

È previsto infatti l’impiego di giornalisti professionisti e pubblicisti in uffici stampa, comunicazione e come social media manager presso le aziende e le imprese iscritte all’associazione. Nella sola area metropolitana di Milano queste sono 70.651 (di cui 27.609 nella città di Milano e 43.042 nella cintura metropolitana.

Ma diventano 90 mila se si somma l’area metropolitana milanese alla provincia di Monza e Brianza.

Una protesta di giornalisti precari

In particolare, la convenzione afferma che l’associazione imprenditoriale si impegna a invitare i propri iscritti a utilizzare giornalisti iscritti all’Albo”. La finalità è “gestire un ufficio stampa o realizzare house organ, storytelling, mobile journalism e brand journalism, oltre alla gestione dei social network con taglio e professionalità giornalistica”.

“Il tutto, nel pieno rispetto della Carta dei doveri del giornalista del 27 gennaio 2016. Remunerazione adeguata alla prestazione resa in termini di tempo e professionalità impiegati per l’opera resa, tramite accordo scritto tra l’impresa artigiana e il giornalista”.

Insomma, una notizia che, nonostante sia passata un po’ in sordina, può essere un primo elemento per arrivare a una legge organica che in molti reclamano da tempo.

Si pensi all’attività di PA Social, associazione che riunisce comunicatori di tutta Italia e che da tempo parla di una “legge 151” (qui). Non siamo certamente al traguardo – ci mancherebbe -, e neppure all’ultima curva.

Ma aver riconosciuto la professionalità dei comunicatori digitali è un primo e importante passo. Il percorso, però, va condiviso tra giornalisti, comunicatori, nuove professioni del digitale e università. Il tracciato verso una nuova legge e una nuova organizzazione della comunicazione deve essere comune.

Dalla Lombardia arriva un segnale che può essere una miccia esplosiva.

Per approfondire la notizia, vai qui.


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