Come ci informiamo? 2019 sempre più nel segno della rete
Come ci informiamo nel 2019? Qual è l’uso che al giorno d’oggi si fa dei media?
Ce lo dice uno studio di Zenith (che puoi leggere qui), che mette in testa la rete e in coda la carta stampata.
Una tendenza che resterà identica negli anni a venire, almeno i prossimi due.
I NUMERI.
Lo si può vedere dalla foto in basso, pubblicata da Statista.com. A partire dal 2011, la tendenza relativa all’utilizzo dei nuovi media è inversamente proporzionale a quella dei media tradizionali.
Nel 2019, il tempo pro capite trascorso su internet per informarsi sfiora le tre ore quotidiane: 170 minuti, per la precisione. L’anno prossimo toccherà i 190 e nel 2021 scavallerà i 200. Ciò a fronte di una diminuzione costante del tempo trascorso su giornali e settimanali.
Per quanto riguarda proprio questi ultimi, le cifre sono le seguenti. Circa 12 minuti i primi e 5 minuti i secondi. La tendenza, come detto, è però di un ulteriore abbassamento: nel 2021 si arriverà rispettivamente a 9 minuti di quotidiani e 4 di settimanali.
Se è vero che otto anni fa i numeri erano differenti – 110 minuti, 20 minuti e 10 minuti -, va detto anche che la situazione presentava proporzioni già nette. Non delineate come quelle di oggi, ma nette.
Insomma, alla domanda “come ci informiamo?” la risposta è servita e chiara. Anche perché il proliferare continuo di dispositivi portatili ai quali attingere informazione contribuisce in maniera copiosa alla formazione di questi dati.
Per quest’anno, infatti, tale voce dovrebbe arrivare a toccare le 800 ore totali a testa.
Vale a dire 131 minuti al giorno, pari quasi all’80 per cento del totale. In pratica, otto volte su dieci cerchiamo notizie da smartphone.
COSA VUOL DIRE TUTTO QUESTO?
Che la diffusione e l’utilizzo della carta stampata tenderà sempre più verso lo zero?
Che il ticchettio dei tasti andrà a sostituire l’odore del piombo e il rumore delle pagine sfogliate?
Può essere. Non a caso, molte testate hanno avviato campagne di abbonamento per poter leggere il giornale online. Così da sopperire ai mancati introiti del cartaceo.
Si pensi a Ilfattoquotidiano.it o Ilmattino.it o a Ilmessaggero.it. Ma si pensi anche a “Rep” di Repubblica.it. La testata diretta da Carlo Verdelli, infatti, consente di leggere molti dei pezzi che pubblica – specie quelli di opinione e di approfondimento – soltanto previo abbonamento a Rep.
Se la cosa possa funzionare non è dato sapere. Se possa cambiare qualcosa alla voce “come ci informiamo”, neanche.
Anche perché le nuove generazioni, poco avvezze a frequentare edicola e, più in generale, a pagare per avere notizie, probabilmente vireranno altrove.
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