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SuperLega e comunicazione, sbagliare tutto il consentito

21/04/2021

SuperLega e comunicazione, sbagliare tutto il consentito

SuperLega e comunicazione, c’è qualche legame in questo sfaldamento quasi istantaneo?

C’è, eccome se c’è. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che l’influenza della comunicazione è evidente praticamente in ogni ambito e rispetto a ogni tema.

Ma nel caso di questa Lega parallela, trovo che i protagonisti (a partire dai promotori Agnelli e Perez) abbiano sbagliato tutto ciò che potevano sbagliare nella comunicazione del messaggio.

Il presupposto è uno. Sapevano che il messaggio sarebbe stato dirompente, che sarebbe esploso come una bomba. Considerata la delicatezza del tema e il fuoco che covava sotto la cenere, ci si aspettava qualche accortezza in più.

E invece, abbiamo assistito una campagna di comunicazione spettacolare. Primo comunicato stampa a mezzanotte di domenica. Non una velina, un’agenzia, un’anticipazione anche minima che potesse “indorare la pillola” ai tifosi, le cui prevedibili reazioni non si sono fatte attendere (in Inghilterra si sono esposti anche molti calciatori e allenatori).

La composizione originaria della SuperLega, durata 48 ore

Per avere un’idea del rapporto conflittuale (eufemismo) tra SuperLega e comunicazione, torno con la memoria a domenica sera.

Neppure negli studi di Sky Sport24, a pochi minuti dall’arrivo del comunicato, si conosceva qualche anticipazione. I dodici hanno scelto la linea comunicativa dell’“ermetismo con sorpresa”. Ma hanno evidentemente sottovalutato il fortissimo legame che ancora unisce il popolo al calcio.

Questa esperienza sensoriale durata il breve volgere di 48 ore, come dicevo, ha portato con sè alcune dinamiche comunicative non propriamente da emulare. Voglio segnalarne due.

  1. Il favore delle tenebre. La prima nota ufficiale è della mezzanotte di domenica 18 aprile. La riunione decisiva, dopo i primi ritiri di un paio di squadre inglesi, è delle 23 di ieri, 20 aprile. Quale messaggio arriva in questo modo all’opinione pubblica? Per dirla con l’ex presidente Conte, chiunque ha pensato che questa SuperLega abbia lavorato col favore delle tenebre.
  2. Interviste che si ritorcono contro. Proprio la riunione di ieri sera sancisce l’evaporazione del progetto, con sei squadre su dodici che si chiamano fuori. Eppure, stamattina, Repubblica ospita un’intervista in cinque paginate (cinque) ad Andrea Agnelli, con richiamo di spalla in prima. Titolo: “Il progetto va avanti. Sì al dialogo con Fifa e Uefa”. Trascorrono poche ore e Reuters batte l’agenzia della resa dello stesso presidente della Juve.

Due fattori che restituiscono l’idea di una certa frammentarietà e confusione di un progetto presentato come un “patto di sangue” (altro elemento lessicale il cui rimando non è esattamente limpido) e finito in un mesto, desolato e penoso rientro a Canossa.


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