Letta sui social: il Pd alla svolta 2.0?
di Andrea Di Santo
Letta sui social forse non ce lo saremmo aspettato.
L’ex presidente del Consiglio lancia la sua candidatura a segretario del PD e lo fa attraverso le piattaforme. A noi non sembra un caso, proviamo a capire perché.
Conosciamo il prologo. Il Partito democratico, orfano di una guida dopo le dimissioni di Zingaretti, a grande voce – attraverso tutti i media – fa il nome di Enrico Letta. Questi, con il più classico dei post, chiede 48 ore per decidere.
Al termine, comunica la sua risposta positiva e si candida alla segreteria del partito: sui social. Non attraverso un comunicato stampa, non all’uscita dal Nazareno rispondendo alle domande dei giornalisti. Lo fa tramite social.
E il video (qui), se non fosse già chiaro, è una dichiarazione di intenti. O meglio, una definizione di posizionamento. Da oggi, Letta non è più il tradizionale dirigente di partito sobrio, spesso troppo ingessato e devoto ai rituali istituzionali.
Insomma, il messaggio che ha voluto subito lanciare è chiaro. Non sono più l’uomo remissivo che da presidente del Consiglio fu scacciato e schiacciato dal tornado mediatico che in quel momento storico rappresentava il rottamatore Matteo Renzi.
Letta sui social è la versione 2.0 di sé stesso, che si candida alla segreteria di un partito da svecchiare.
Tanta gesticolazione, un discorso preparato, conciso e volutamente breve ed accattivante. C’è tutto quello che la comunicazione politica moderna insegna e richiede per l’era del “too long to read”.
Enrico Letta torna nell’arena della politica e lo fa non più da uomo delle istituzioni, pacato e convenzionale, ma da trascinatore di un partito alla ricerca disperata di consenso.
La conferma – se ce ne fosse bisogno – ce la dà lui stesso: “Io credo alla forza della parola”. Cioè nella forza della comunicazione.
Per il Partito democratico il suo nome può sembrare una scelta conservatrice, con una base che cerca a gran voce rinnovamento e forze fresche. Rinnovare un partito, tuttavia, significa riconoscere una leadership capace di produrre idee nuove, attraverso strumenti nuovi e parlando un linguaggio nuovo.
Ebbene, la prima uscita del prossimo neo-segretario del Partito Democratico è già una novità. Perlomeno lo è per un partito che spesso ha fatto difficoltà a correre alla stessa velocità dei tempi.