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Usa 2020, tra spirale del silenzio e possibili sorprese

23/10/2020

Usa 2020, tra spirale del silenzio e possibili sorprese

Usa 2020, è già tutto scritto o qualche sorpresa si staglia all’orizzonte?

Biden avanti di 10 punti”. “No, sono 17”. “Trump si avvia al tracollo”.

Ne abbiamo sentite davvero tante, in queste settimane che ci portano al 3 novembre, giorno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Tutte, però, rivolte pressoché in un’unica direzione. Biden vincente e sostituto di Trump alla Casa Bianca.

Andrà davvero così? La positività del Presidente lo ha costretto a spostare il fuoco dal law and order¹ alla pandemia e a modificare quindi la sua strategia iniziale, che pareva dargli ragione in termini di consenso.

Ora, invece, come detto, per tutti Biden ha la vittoria in tasca. Ci sono però alcuni studiosi che sostengono l’esatto opposto². Vincerà Trump, e anche con largo scarto. Lo dicono sulla base di modelli matematici, statistici. Lo sostengono osservando i movimenti finanziari e quelli della Borsa degli ultimi tre anni.

Nel corso dell’ultimo dibattito, Joe Biden è stato beccato a guardare l’orologio: un gesto considerato spia di difficoltà e di impazienza

Per alcuni di loro, la probabilità che Trump si affermi anche a questo giro è addirittura del 91%, contro l’87% di quattro anni fa. Il sistema elettorale (ogni Stato esprime ics numero di Grandi Elettori) non garantisce che vinca chi prenda in totale un voto in più dell’altro.

Dunque, la divisione andrebbe fatta per ogni singolo Stato.

Ma allora, perché per Usa 2020 i sondaggi registrano tutto questo scarto tra i due avversari?

La ragione potrebbe essere piuttosto semplice, e va sotto il nome di Teoria della Spirale del Silenzio. La Comunicazione politica l’ha mutuata dalla Sociologia: fu infatti la sociologa Elisabeth Noelle-Neumann a proporla nel 1984.

Law and Order
Donald Trump avvinghiato alla bandiera Usa

Secondo questa teoria, le persone hanno sempre una percezione sulla tendenza della maggioranza in merito a un tema specifico. Considerato, poi, che temono l’isolamento, nel caso in cui capiscano di far parte della minoranza, tacciono le proprie convinzioni. Quando i media spingono su certi temi, tralasciandone altri, questi finiscono nella spirale del silenzio, accompagnati dalla frustrazione di quei cittadini che, invece, vorrebbero se ne parlasse.

In pratica, le opinioni “dimenticate” diventano svalutate e quasi ragione di vergogna, per cui non vengono espresse. Tradotto: i repubblicani sono molto più restii a farsi intervistare nei sondaggi e, addirittura, spesso nella risposta mentono.

È tutt’altro che un fenomeno nuovo. In Italia ne abbiamo avuto prova nel 2006, con la rincorsa del Centrodestra e di Berlusconi che, partito con 15 punti di distacco, fallì la rimonta per 23mila voti. E lo abbiamo visto, più recentemente, nel 2018. Il M5S, accreditato di una percentuale tra il 25 e il 27 per cento, arrivò al 33.

Un partito, alla fine, è quanti voti prende alle elezioni.

 

¹ Qui la nostra analisi sulla strategia scelta inizialmente da Trump.

² Vai qui per leggere l’articolo da Rainews.it.


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